Me lo chiedo spesso, quando finisco un libro: che cosa (ce) lo rende speciale? Che cosa (ce) lo fa cestinare?
Il mio assassino di Daniel Pennac ha oscillato per me tra le due cose qui sopra.
In generale non la trovo una Grande Storia ma è riuscito comunque a commuovervi. Con la trama? No, con le confidenze dell’autore.
Il mio assassino si sviluppa su due (e forse più livelli): la storia del bambino Lassalve e
la storia di Pennac uomo che si trova sempre più spesso a passare del
tempo con gli amici solo in fotografia a causa dei lutti sempre più
frequenti che sopraggiungono dopo una certa età. Una malinconia
fortissima che però non appesantisce di tristezza le centotrentotto
pagine di questo testo.
A
volte si fatica a tenere il filo, le due storie si intrecciano un
capitolo con l’altro e se non si ha letto tutti i libri di Pennac non si
apprezzano appieno i riferimenti ai suoi personaggi che, come confida
l’autore, sono stati spesso ispirati da persone conosciute nella vita
vera.
Però per me vale la pena leggere almeno una volta questo testo per la pagina 76 e i capitoli 61/62.
La prima contiene una lista di libri che trovate a fondo pagina e che Pennac, figlio degli anni cinquanta, ha letto “per cercare di capire con loro le ragioni della guerra”
e i capitoli 61 e 62 fanno molto Murgia’ style perché Pennac svela di
non aver avuto figli naturali/biologici ma di essere stato… scelto come
genitore da “molti figli adottanti, perlopiù adulti”.
Ed
è qui che esce tutta la bellezza di questo libro di Pennac, lo svelarci
che al di là di storie più o meno belle ci sono sempre storie di vite
dietro le parole, scritte o che pronunciamo ogni giorno nel passaggio su
questa terra.
Comunque
la trama è che Il bambino Lassalve (il non-giovane), ingaggia due
attori per interpretare i suoi genitori, iscriverlo a scuola, inscenare
il suo rapimento e poi chiedere il riscatto. Ai suoi veri genitori. Che
sono si brave persone ma forse lucrano su qualcosa di brutto e il
bambino Lassalve decide di prendersi gioco di loro sparendo a suo
piacimento e creandosi una vita a suo piacimento col bottino trovato
nelle segrete dell’antica casa di famiglia.
I libri citati invece sono:
- La specie umana di Robert Antelme
- Les jours de notre mort di David Rousset
- Se questo è un uomo di Primo Levi
- Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi
- Vita e destino di Vasilij Grossmann
- Storia di un tedesco - Sebastian Haffner
- I racconti di Kolyma di Varlam Salamov
- i romanzi di Aharon Appefeld
- la poesia di Mahmoud Darwish
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