giovedì 10 ottobre 2024

EEE: esempio, educazione, empatia

Oggi, metrò. Padre e figlia di circa dieci anni parlano tra loro. Passa una donna che chiede l'elemosina. Urla, invoca centesimi per un bicchiere di latte per il figlio, striscia i piedi nelle ciabatte estive mentre sopra di noi diluvia. Ad altezza petto tiene in mano la foto di un neonato.

La bambina la guarda e poi la segue oltre il suo passaggio. Il padre guarda la figlia e le dice che una volta le persone come lei passavano con i bambini in braccio ma poi hanno stabilito che era sfruttamento e quindi… è per quello che ora vanno in giro con le foto.

E si mette a ridere.

Ride come se fosse una cosa comica, cercando un riscontro in sua figlia e nei vicini ma la bambina non coglie il sarcasmo e parla oltre, chiede che cosa faranno questa sera.

"Cioè hai capito? Non possono portare i bambini allora portano una foto". Risata.

Della gente che elemosina per strada, delle vere intenzioni e dello sfruttamento vero o presunto che c'è dietro si potrebbe parlarne per ore.
Però quell'uomo mi ha lasciato di stucco. Era l'occasione per dire tante cose a sua figlia, cose forse non facili e non semplici ma... Sicuramente non liquidare quell'incontro con una risata di scherno.
La figlia, nella sua innocenza, è stata più intelligente e meno giudicante di lui.
In un colpo solo quel genitore è riuscito a non fare tre cose in una volta sola:
- non è stato di esempio
- non è stato educato
Ma quello che mi ha stupita di più è stata la mancanza di empatia: che persona triste, lui. E no, non era una risata per sdrammatizzare. È stata una risata brutta: indifferente, inconsapevole, carica di una superiorità ingiustificata. Il privilegio, dicono in America.

La cosa che mi è dispiaciuta di più è che quella bambina crescerà insieme a quell'individuo e, volente o nolente, arriverà a guardare il mondo come lui.

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