Ambientato verso la fine della 1° Guerra Mondiale in un ospedale militare, Campo di battaglia mostra il diverso approccio ai soldati (e alla guerra in generale) di due medici italiani. Stefano è disgustato dalla quantità di autolesionisti che pur di non tornare al fronte si infliggono gravi mutilazioni, Giulio invece cerca soluzioni (anche drastiche) per evitare che i commilitoni diventino carne da macello ( operandoli di nascosto infliggendo loro mutilazioni volte a farli esonerare dal servizio). L'aggravarsi improvviso di feriti giudicati in guarigione scatena dei sospetti e Giulio viene catturato e spedito nella prigione militare dove vengono ricoverati i soldati di ritorno dal fronte con una nuova e misteriosa malattia che colpisce i polmoni (la spagnola).
Insomma: film ambivalente, prima parte intensa e
commovente, seconda parte che si perde nei meandri dell'epidemia, di boccette, tamponi e mascherine con un finale aperto di libera interpretazione.Peccato aver inserito il tema dell'epidemia ed aver abbandonato i diversi punti di vista sulla guerra (dedicare anima e corpo alla propria nazione o cercare tutti gli espedienti possibili per non parteciparvi più) che in un momento come questo, con la strage quotidiana dei Palestinesi, sarebbe stato più toccante. In sala continuavano ad accendersi gli schermi dei cellulari con la gente che digitava spagnola e covid, un brutto salto all'indietro di 4 anni da cui purtroppo non sembra che la gente sia ancora uscita, mentalmente.
Altra piccola nota dolente: i continui sottotitoli per rendere comprensibili i continui dialoghi in dialetto. Borghi abbastanza bravo ma l'ho trovato limitato dal dover concentrarsi sul dialetto.
Nessun commento:
Posta un commento