La storia vera di Bernie Jordan che a 89 anni scappò dalla casa di riposo in cui era ricoverato con la moglie in Inghilterra per raggiungere le coste normanne in occasione del 70esimo anniversario del D-Day.
Tenete i fazzoletti a portata di mano!
Prima di tutto un encomio per i due attori protagonisti che tengono in piedi il film: Michael Caine e Glenda Jackson.
Il film è gradevolissimo anche se lento come i movimenti dei due anziani e acciaccati protagonisti. Frequenti sono le inquadrature dei piedi incerti di Bernie, del suo cercare un appiglio quando sta per sbandare, dei suoi sospiri pieni di significato.
Fuga in Normandia è un viaggio commovente nella vita di un ex soldato che non ha mai dimenticato gli orrori della guerra.
Che spreco! grida Bernie nel cimitero di Bayeux, quello con le cinquemila croci bianche dei caduti tra i soldati inglesi.
E' lì che il protagonista lascia
un oggetto che un commilitone gli aveva lasciato poco prima di morire ed è lì che sembra chiudersi un cerchio per Bernie: nessun festeggiamento per lui, nessuna parata, nessuna bellezza in quell'evento commemorativo.Bellissimo è il legame dei coniugi che il regista Oliver Parker riesce a ricreare: dal loro primo incontro danzereccio a quel guardare l'ora magica (4:15) insieme, anche a distanza di settant'anni. Quell'affinità che si nota nei piccoli gesti, quel fiore essiccato che ha resistito a guerre, anni e traslochi, quel sentimento che è cambiato nel tempo ma che non si è affievolito mai: un qualcosa di romantico e cinematografico forse ma che non stanca mai.
Nessun filtro sulla vecchiaia: dolori e fatiche quotidiane che nessuna pillola riesce ad indorare. Però nessun vittimismo, nessun sentimento pietistico e ancora tanta voglia di godersi la vita anche se solo concedendosi un piatto di fish and chips o una mega tavoletta di cioccolata.
Questo film mi è piaciuto davvero tanto, lo consiglio a grandi e piccini perché contiene tantissimi spunti di riflessione e anche numerosi momenti di simpatia.
C'è una scena spettacolare, poco dopo la metà del film: quando Bernie scopre che al raduno si sono presentati anche dei veterani tedeschi. E decide di andarci a parlare. L'atmosfera sembra quella di un far west, nemici a confronto dopo settant'anni, cosa potrà succedere mai? Delle mani iniziano a tremare e alcuni sguardi si fanno bassi, i respiri affannosi: silenzio. La scena dura qualche minuto e non si ha idea di cosa debba succedere, è come se il regista concedesse allo spettatore il tempo per immedesimarsi e pensare. Poi una mano si appoggia all'altra, due uomini stranieri che riconoscono, senza l'uso delle parole, di aver avuto un destino comune: erano entrambi su una delle dannate spiagge dello sbarco e a distanza di così tanti anni hanno capito di essere stati entrambi vittime di un qualcosa più grande di loro. Poi il tedesco si alza, porta una mano alla fronte e tutti gli altri lo seguono, alzandosi traballanti ma ritrovando fierezza e rispetto nel salutarsi in modo militaresco.
In Fuga in Normandia di guerra se ne vede poca ma quelle poche scene lasciano il segno.
L'ho trovato un film splendido, soprattutto per non aver voluto celebrare nulla della guerra, lasciando che il protagonista facesse il suo percorso personale senza prendere in mano bandierine o ringraziare i "potenti" per quelle colorate celebrazioni.
Il titolo originale è the great escaper ovvero il soprannome che i media avevano dato a Bernie quando era sparito dalla casa di riposo.
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