sabato 8 giugno 2024

CATTIVA MAESTRA TELEVISIONE - Karl R. Popper

E oggi facciamo illuminare da filosofo, dai.

Il saggio è datato (1994) ma rimane super interessante. Scoperto mentre leggevo il bellissimo "Se sbagliamo ci sarà un perché" è un qualcosa che mi ha fatto pensare: ma è possibile che i nostri ministri e governanti non lo conoscano o quantomeno non istituiscano il patentino per lavorare in tv come auspicato da Popper?

E' proprio questo il titolo che fornisce Popper per introdurre il suo saggio: una patente per fare televisione. Nonostante i numerosissimi studi che negli anni hanno evidenziato il legame tra violenza in tv e comportamenti violenti nella vita reale, chi lavora in tv fa orecchie da mercante. Come sia possibile accettarlo è una domanda che dovremmo porci tutti, in ogni momento della giornata e (purtroppo) rispetto alle tematiche più diverse: scuola, lavoro, tempo libero, famiglia.

Popper evidenzia come all'inizio l'intento della televisione fosse anche lodevole ma, col passare del tempo ed il proliferare dei contenuti multimediali "per mantenere la loro audience dovevano produrre

sempre più materia scadente e sensazionale. Il punto essenziale è che difficilmente la materia sensazionale è anche buona". 

Prima di approfondire la tesi di Popper, voglio lasciarvi due concetti diversi uno che potrebbe farvi vedere in altra luce il ruolo della televisione durante gli anni della pandemia: "Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose". Per chi avesse la memoria corta vi ricordo un programma di Mentana che mandò in onda un video spacciandolo per le vere immagini di un attentato quando invece erano scene di un videogioco (!!!) o quando hanno mandato "erroneamente" in onda le famose bare di Bergamo quando invece erano immagini del naufragio di Lampedusa. Del 2013...

E poi visto che in questi giorni si vota per le europee: "la democrazia consiste nel mettere sotto controllo il potere politico". Facciamolo!

Spero sia riuscita a trasmettervi il rispetto per questo testo che contiene anche un'analisi fatta da John Cody, psicologo e scienziato delle comunicazioni, di cui vi riporto un passo super interessante e che merita un'accurata riflessione: "Fino a circa duecento anni fa, la maggior parte dei bambini trascorreva quel tempo nelle comunità e nei villaggi in cui era nata, osservando gli adulti nelle loro attività di lavoro e di gioco. I bambini acquisivano le capacità e le attitudini necessarie ad inserirsi in una società che conoscevano ed avevano a portata di mano. Capacità e attitudini che sviluppavano da piccoli e che tornavano loro utili una volta diventati adulti. Ciò che veniva appreso in famiglia durante una generazione veniva messo in pratica nella successiva. Il bambino imparava a conoscere il lavoro e la vita, acquisiva quelle conoscenze del mondo che esistevano nella famiglia e nella comunità. In parte, la situazione ha cominciato a cambiare con la rivoluzione industriale. Le persone si staccavano in numero crescente dalle comunità in cui avevano vissuto per generazioni e si trasferivano nelle città, vecchie e nuove, in cerca di altre opportunità economiche e sociali. Nel nuovo mondo industriale urbano, i bambini osservavano la vita in modi nuovi. Le scuole sono state inventate proprio per integrare le opportunità di apprendimento offerte dall'osservazione quotidiana. La situazione si è modificata in modo ancor più spettacolare negli ultimi anni. Si sa che nella settimana-tipo i bambini americani trascorrono all'incirca 40 ore guardando la televisione e giocando con i videogiochi. Se a queste si aggiungono le 40 ore di scuola, compreso il tempo necessario per andarvi e tornarvi e per fare i compiti a casa, restano soltanto 32 ore per avere rapporti con i coetanei e i familiari. Se vogliamo capire che cosa sanno i bambini sul mondo e su se stessi, occorrerà esaminare con attenzione l'ambiente creato dalla famiglia, dalla scuola, dai coetanei e in particolare dalla televisione. Il ruolo svolto da quest'ultima nel creare un ambiente in cui i bambini socializzano merita di essere studiato".

Trent'anni fa scrivevano che "i bambini che guardano molto la televisione tendono a leggere di meno, a giocare di meno e ad essere obesi". Come può andarci bene così?! Ma li vedete i ragazzini che ci sono in giro oggi? Amebe che si muovono sempre con la testa bassa incollata al telefonino, che ascoltano quasi sempre senza auricolari scorrendo un video (anzi un reel) dietro l'altro incoscienti e inconsapevoli del mondo e delle persone che hanno di fianco. Che tristezza!

Chiudo riportandovi un pezzo interessantissimo che riguarda i messaggi pro-droga che passano in tv. E per droga non si intende solamente la cocaina-ecstasy-eroina ma tutto ciò che crea, come loro, dipendenza: "Durante le 36 ore di trasmissione prese a campione, su due giornate-tipo, i messaggi attinenti al tema droga sono stati 149. Di questi, 121, erano pro-droga, cioè l'81,2 per cento; 22 anti-droga, cioè il 14,8 per cento e 6 erano ambigui. Insomma, per ogni messaggio anti-droga ce n'erano 6 favorevoli. Per certi tipi di droga, il rapporto era ancora più alto; per il solo alcool, ad esempio, ci sono stati 10 messaggi favorevoli per ciascuno contrario. Molti dei messaggi «pro-droga» erano inseriti in annunci pubblicitari relativi a farmaci, birra o vino, e nelle caratterizzazioni in cui erano contenuti, i personaggi utilizzavano allegramente droghe legali - alcool e sigarette per sentirsi meglio, per festeggiare un successo, per tirarsi su dopo una sconfitta, per rilassarsi dopo una giornata dura. Per ogni messaggio televisivo che dice: «Dite no alla droga», dunque, ve ne sono 6 che dicono: «Se non ti senti bene, prendi una droga o un farmaco per modificare il tuo stato». Non riesci a dormire? Prendi qualcosa. Non riesci a stare sveglio? Prendi qualcosa. Vuoi dimagrire? Prendi qualcosa. Ti senti un po' giù? Prendi qualcosa, oppure beviti una birra o un bicchiere di vino. Quindi, sebbene le campagne di pubblico interesse siano efficaci nell'influenzare gli atteggiamenti circa i rischi dell'abuso di droghe e di alcool, la maggior parte dei messaggi televisivi raffigura un mondo in cui l'uso dell'alcool e delle droghe è diffuso in misura allarmante. Che cosa insegna questo ai giovani a proposito dell'uso e dell'abuso di sostanze? Non dice forse, in fondo, che le droghe sono legittime, fanno parte della cultura generale, tranne naturalmente per le poche che non rientrano fra quelle ammesse?". 

Insomma: io l'ho trovato un testo illuminante anche se mi ha fatto sentire un pochino aliena in questo mondo attuale. 

ps

alla fine del testo vengono riportate delle tabelle intitolate violenza in prima serata che evidenziano come la violenza trasmessa in tv dal 1980 al 1992 sia notevolmente aumentata e anche in quei programmi che mai nessuno si aspetterebbe (perché non li guarda col giusto interesse) come i cartoni animati per i bambini! visto che le parole così magari non rendono molto vi riporto la tabella B:

Una giornata di violenza in televisione. Aggressioni gravi (escluso il ricorso ad armi da fuoco): 389 scene pari al 21 per cento. Sparatorie: 362 scene pari al 20 per cento. Pugni isolati: 273 scene pari al 15 per cento. Scazzottate: 272 scene pari al 15 per cento. Minacce a mano armata: 226 scene pari al 12 per cento. Schiaffi: 128 scene pari al 7 per cento. Danni alle cose: 95 scene pari al 5 per cento. Aggressioni semplici: 73 scene pari al 4 per cento. Altri generi: 28 scene pari al 1 per cento. TOTALE: 1846 scene pari al 100 per cento. Fonte: Center for Media and Public Affairs, giugno 1992

se vi va di leggerlo: cattiva maestra televisione lo trovate cliccando qui.

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