immagine dal sito Pain? What is Pain? • Peak Physio (peak-physio.com.au) |
La frase era scritta proprio così, affermativa. Non c’era un punto interrogativo davanti per solleticare il dubbio delle nostre anime buone.
Il dolore degli altri è un dolore a metà perché, non toccandoci direttamente, non può avere la stessa intensità. Sembra quasi inevitabile, no?
Quest’affermazione però fa scattare tante altre considerazioni: come può davvero capirci qualcuno, quando stiamo male, se il nostro dolore per lui è solo la metà?
E se quel qualcuno non è neanche un parente o innamorato quanto potrà comprendere il nostro dolore? Quanto è un quarto del dolore degli altri?
Ma poi forse... non è così anche per la gioia e la felicità? Le vittorie e i successi? Quanto sono condivise le cose belle? Osservando il mondo di invidiosi e indifferenti che ci circonda sospetto anche lì molto meno della metà.
Ma quando siamo felici è diverso: ci basta quello e stiamo bene. Chisseneimporta di tutto il resto!
Invece il dolore non piace a nessuno. Ne a chi lo subisce ne a chi lo vede.
Ma mentre chi lo subisce non può farci niente (se dovete togliere un dente o fare un’operazione mettete in preventivo che del male lo sentirete e almeno avete una motivazione che vi “aiuterà” a tollerarlo), chi sta vicino a chi soffre può solo osservare e notare, se ha un minimo di empatia. Può dispiacersi del vostro stato ma
… neanche più di tanto. Non è un’accusa, è un po’ un istinto di sopravvivenza: dopotutto come faremmo a sopportare tutto il dolore e le cose brutte del mondo in generale se le vivessimo sempre al cento per cento?Però, c’è sempre un però.
Però se siete le persone che stanno male… quanto è difficile non avere nessuno che riesca a capirvi realmente? Notare i tentativi dei vostri cari di rassicurarvi e poi vederli ridere e mangiare spensierati mentre per voi anche il sapore del cibo è diverso. E amici e colleghi? Vogliamo appesantire con le nostre paure o le nostre sofferenze qualcuno che quando ci chiede come sta non ci guarda neanche negli occhi e sta già oltrepassandoci?
Eppure come stai ce lo diciamo tutti tutti i giorni. Ed esce sempre un bene grazie e tu? Chi ha il coraggio di lamentarsi o di sfogarsi? Bene grazie è comodo. Fa subito finire lì quella conversazione superficiale e spesso superflua con qualcuno che in comune con voi spesso ha solo la specie animale.
Il dolore è una brutta cosa perché quando lo provi è talmente accentratore che non ti lascia la voglia e la forza di fare nulla.
Ci sono volte che (il dolore) ti avvolge in modo così intenso da farti mancare il respiro o da farti provare la sensazione di essere tirati giù, negli inferi dell’esistenza. E magari fuori è una bella giornata di primavera e gli alberi sono tornati di nuovo a ricoprirsi di fiori e l’aria è fresca e la gente cammina intorno a te come nulla fosse mentre tu ad ogni passo senti qualcosa scricchiolarti dentro.
Che poi il dolore non è solo una sensazione fisica: può essere anche uno stato di prostrazione, di immobilità, di incapacità di trovare soluzioni. Di paura. E l’unica cosa che aiuta, a volte, è concentrarsi su un respiro ed un passo alla volta.
Mi ricordo la volta che ho visto Fedez tornare in tv dopo la diagnosi e l’operazione: non mi sembrava più lo stesso, aveva lo sguardo perso come se fosse lì solo col corpo mentre con la mente fosse in un viaggio in una melma che lo trascinava via. E poi ricordo invece la Murgia, i viaggi e le feste dei suoi ultimi mesi, il suo sorriso: la sua scelta.
Il dolore è difficile da affrontare per tutti e oggi vi saluto così: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”
Perché il dolore degli altri sarà anche un dolore a metà ma quando qualcuno si accorge che state male be anche per voi il dolore inizia a scemare. O no? Cosa ne pensate?
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