Gli animali, l’uomo, la scomparsa della biodiversità sulla Terra
Oggi è tutto emergenza climatica ma già quando ero piccola io c’era una pubblicità delle caramelle che ti faceva sentire in colpa perché l’orso bianco stava scomparendo.
Poi c’è stato un periodo in cui degli animali non importava a nessuno: gli animali sono animali e meritano un rispetto secondario. Almeno questo sembrava il pensiero generale degli anni ‘90/2000. E Oggi?
All’apparenza è un fermento di associazioni e di campagne per la salvaguardia di animali e ambiente ma, basta fare due chiacchiere con qualcuno che… della situazione degli animali pare fregare ancora poco.
Poco tempo fa ero a tavola con dei colleghi e stavamo parlando di cani, nello specifico di cani di razza e non e quindi di randagismo. Quando ho provato ad accennare al fatto che i cani randagi hanno convissuto con l’uomo da epoca immemore e che non sono un problema e/o pericolo come lo si vuol far passare e che le sciure-marie che raccattano cuccioli e randagi a destra e manca per rimpolpare il traffico di cani da Sud a Nord sono un grande problema… apriti cielo! Cani randagi? Ma siamo pazzi? I cani vanno confinati, rapiti, rinchiusi. E poi
chissenefrega se passano il resto dei loro giorni in canili fatiscenti, deprivati e difficilmente adattabili (ed adottabili) ad una futura vita in appartamento in centro a Milano. E non avevamo neanche accennato alla mercificazione di un essere vivente o al fatto che l’adozione dovrebbe essere qualcosa di consapevole e che dovrebbe andare incontro ai bisogni di un animale che non ha scelto di essere adottato ecc…Ma il colmo l’ho sentito quando hanno accennato ai gatti! Proprio nei giorni precedenti era stato sulle principali testate un articolo che descriveva la pericolosità per l’ambiente e per la fauna dei gatti e alcuni ripetevano come pappagallini le frasi più curiose senza filtrarle con un minimo di analisi critica.
Quando ho provato ad accennare che fare sparire i randagi (cani e gatti) dalla strada, significa non concepire più che la natura esista nel nostro mondo, confinarli per mantenere una nostra sorta di (presunta) serenità al posto di imparare a conviverci e che così facendo più nessun animale avrebbe potuto vivere libero perché alla fine i nostri insediamenti sono ovunque e i posti per gli animali liberi sempre meno… il mutismo assoluto.
Ma arriviamo al libro di Bertacchini: è lungo centoquaranta pagine e ha visto la luce nel 2020.
E’ suddiviso così:
- Storie comuni: l’orso e il lupo
- Quello che loro hanno (e noi vogliamo): zanne preziose, “medicine” maledette, carni che si mangiano
- Cambi di suolo: Alberi che cadono, ghiaccio che fonde, isole di plastica, le “meraviglie” del cemento
- Rinascita: uno sguardo al passato, quello che già esiste
L’orso non è invitato è un libro doloroso: doloroso nel senso che l’elenco delle nefandezze compiute dall’uomo verso animali di ogni tipo potrebbe davvero causarvi un mal di pancia. Bertacchini elenca più volte i delitti compiuti verso le diverse specie animali: orsi rincorsi e investiti, lupi decapitati, gattini usati come palloni, cani uccisi a sassate, pulcini tritati vivi e non nel terzo mondo ma nel nostro Bel Paese.
Educazione, mi viene in mente solo quello.
Educare alla convivenza ed al rispetto della vita in generale, un insegnamento che dovrebbe essere attivo e obbligatorio in ogni fascia d’età.
“Neurologi americani hanno fatto l’encefalogramma a non pochi viaggiatori. E’ risultato che cambiare ambiente e avvertire il passaggio delle stagioni nel corso dell’anno stimola i ritmi cerebrali e contribuisce a un senso di benessere, di iniziativa e di motivazione vitale. Monotonia di situazioni e tediosa regolarità di impegni tessono una trama che produce fatica, disturbi nervosi, apatia, disgusto di se e reazioni violente. Nessuna
meraviglia, dunque, se una generazione protetta dal freddo grazie al riscaldamento centrale e dal caldo grazie all’aria condizionata, trasportata su veicoli asettici da un’identica casa o albergo a un altro, sente il bisogno di viaggi mentali o fisici, di pillole stimolanti o sedative, o dei viaggi catartici del sesso, della musica e della danza. Passiamo troppo tempo in stanze chiuse… “ Bruce Chatwin
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