Guai a dire che uno è bravo se no quell'altro ci rimane male, almeno una volta nella vita l'avrete sentito dire anche voi, soprattutto se avete bambini. Benvenuti nel nuovo mondo orwelliano..!
Pubblicato nel 2023, La rivoluzione del merito è un libro interessante, lungo centottanta pagine e suddiviso in 7 capitoli ed una proposta (sarà proprio quest'ultima a dare valore aggiunto al libro perché l'autore si mette in gioco con un'idea che sarebbe bello qualcuno tentasse di realizzare).
I capitoli sono:
- La Costituzione tradita
- L'attacco alla cultura
- Ascesa e declino della meritocrazia
- La lunga guerra contro il merito
- Dall'utopia alle distopie
- Le ragioni del merito
- L'eguaglianza possibile
Ricolfi fa aprire gli occhi, a chi non l'avesse già fatto, sulla bassa qualità della scuola italiana e sul fatto che le differenze di ceto esistono ancora e sono determinanti per stabilire quale posto avrà una persona nella società. I molti esempi citati da Luca Ricolfi mi hanno accesso come delle lampadine sulla mia vita vissuta e su quella di molte persone che mi circondano; lasciandomi una certa tristezza e anche incazzatura.
Molta rilevanza è data alla parte dedicata alla Costituzione tradita in cui da padrone la fa l'Art. 34 che stabilisce che "i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Secondo la vostra esperienza è mai stato così? E lo è oggi?
Quando ci si indigna perché per fare gli scaffalisti al supermercato cercano persone laureate, vi domandate mai come sia possibile? Se regalare a tutti le sufficienze e promozioni garantisce un percorso lineare a praticamente tutti gli studenti, la selezione che prima era basata sul merito trasporta una massa informe verso titoli di studio sempre più alti solo che... quanti dei diplomati possono permettersi di pagarsi le università migliori? E quanti possono fare l'università dedicandosi solo a
quella, senza gravare sulla famiglia? Succede così che gli studenti delle famiglie meno abbienti o devono dividersi tra studio e lavoro (allungando quasi per certo gli anni per completare il ciclo di studi) o devono rinunciarvi del tutto.
Nella parte centrale Ricolfi cita alcune teorie di grandi pensatori e alla fine ci si chiede: ma quindi qual è la giusta corrente di pensiero? La risposta è quella del secolo: dipende.
Ricolfi però è agguerrito ed appassionato e sembra quasi di sentirlo perorare accalorato la sua causa quando scrive: "riconoscere il merito non significa solo dire bravo, sei stato in gamba! Significa anche dire che la tua bravura è apprezzata, e lo è perché la collettività sa che ne trarranno beneficio anche gli altri. La civiltà, in fondo, è proprio questo: una macchina che trasforma la competizione in cooperazione, l'invidia in ammirazione".
Tornando all'art. 34, se i bravi a scuola poveri non vengono aiutato dalle istituzioni la mobilità sociale viene frenata e i ceti alti manterranno continuamente le loro posizioni di partenza. "La vera carta vincente.... è di far si che chiunque ne abbia le capacità e l'intenzione possa percorrere l'intera carriera scolastica - dalla scuola primaria fino all'università e al dottorato - senza che le preoccupazioni economiche della famiglia ne ostacolino o ne rallentino il cammino".
La proposta ideata da Luca Ricolfi è una sorta di piano economico volto a sostenere e finanziare gli studenti più meritevoli con borse di studio realmente consistenti e durature dettagliate nella tabella finale in cui viene riportato un piano ultra-decennale.
Alla fine la vera domanda è: c'è davvero voglia di riconoscere il merito o si vuole come sempre mantenere il proprio orticello con il minimo sforzo?
Ai posteri l'ardua sentenza.
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