Titolo originale: Genius Explained – 1999
Quello del talento è un tema che
mi affascina da sempre: talentuosi si nasce o si diventa? E geni? Voi cosa ne
pensate?
Il dibattito è acceso da anni e
non sembra esserci una risposta che metta d’accordo tutti. Fate una prova
chiedendolo ai vostri parenti ed amici.
Howe suddivide il suo testo in 9
capitoli e quello che mi è piaciuto di più è stato il 7. L’abilità dei grandi
scrittori che ha come protagonista la famiglia Brontë di cui sono una fan sfegatata
da quando per la prima volta lessi Cime Tempestose.
La teoria di Michael J.A. Howe è
che ciò che caratterizza talenti e geni non è il loro corredo genetico ma la
loro altissima capacità di concentrazione e dedizione ad una determinata
materia/ambito. Si ritorna quindi al famoso concetto delle diecimila ore che
scoprii grazie al bellissimo libro di Matthew Syed “Bounce: il mito del talento ed il potere della pratica”.
Anatomia del genio è meno scorrevole del libro di Syed, alcuni capitoli sono fin troppo dettagliati e con una grande pecca: non riportano in modo approfondito le conquiste per cui i geni presi in esame sono diventati famosi. Howe però spiega nell’introduzione che
si sarebbe dedicato a quella che lui definiva la parte più delicata ed importante di ogni individuo: l’infanzia. Solo non mi aspettavo che avrebbe saltato a piè pari la parte delle “genialate”.Nell'ultima pagina del libro di J. A. Howe c'è questo saluto: "soltanto quando ci rendiamo conto che sono fatti di carne e ossa come noialtri (i geni ndr), cominciamo a capire quanto questi uomini e queste donne siano davvero straordinari. Ci mostrano di che cosa è capace il genere umano. E soltanto quando riconosciamo che i geni non sono diversi dalle altre persone le nostre menti si aprono a tutto ciò che possiamo apprendere da loro".
Insomma: applicazione, costanza e... un pizzico di fortuna!
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