la macchina di Raphael che ci trascina: nostro salvatore |
Alle 8:30 però è già a casa in hotel: i "gentilissimi signori" che sabato ci avevano detto di tornare lunedì ci dicono di... tornare giovedì, che fino ad allora non guarderanno nulla della nostra auto perché comunque hanno troppo da fare e che qualsiasi lavoro ci sia da fare... lo faranno a settembre!
Incredule ci attacchiamo al telefono con l'assicurazione che ci ripromette, per l'ennesima volta, di aiutarci con la ricerca di un'officina. Sono le nove di mattina. Avremo loro notizie solo alle 19:15. Perché li richiamiamo noi...
Io scandaglio internet e vedo che in Svizzera molte officine sono aperte e soprattutto: parlano inglese. La prima telefonata va male: tutto pieno ma... ci da il nome di una grande autofficina che ci risponde in tedesco e... italiano! "se mi portate l'auto qui mezz'ora per guardarvela ce l'ho".
Con la formazione al completo e facendo il segno della croce riprendiamo in mano la nostra Megane: l'autofficina dista solo 5 km. Tutto bene per i primi due. Ma poi
ci è fatale un semaforo di Basilea: Maggie si ferma lì così, senza più emettere un minimo movimento. Io scendo e spingo ma niente: le marce non entrano. Si ferma il tizio dietro di noi e uno scende dalla bici: riusciamo a mettere Maggie sul marciapiede. Il ciclista si offre di trascinarci fino dal meccanico e tra una lacrima e l'altra penso che una scena così l'ho vista solo in Fantozzi. Ma non riesco a ridere.Siamo di nuovo a Basilea e ci ritroviamo sul lungo-fiume. La tentazione di disperdere la tristezza con un bagno gelato è troppo forte: via i vestiti e un bel tuffo nel Reno spazza via l'angoscia. Riprendiamo il tram 8. E poi il tram 11. E scendiamo di nuovo al confine delle due frontiere e ci rimettiamo in cammino per diciotto minuti che coi cani stremati dai continui cambi e spostamenti ce ne mettono 40. Ora non ci resta che aspettare. Le ore passano e nessuno chiama. Alle 17 sentiamo l'officina e... "non siamo riusciti a vedere l'auto ma quasi sicuramente è la frizione, vi facciamo sapere domani". L'assicurazione ci dice che hanno trovato un'officina che ci potrebbe vedere l'auto ma ce lo dicono alle 19:15 dopo nostra chiamata quando ormai è tutto chiuso e domani festa.
Scendiamo a prenotare un'altra notte in hotel, mangiamo un cinese astute come poche (stipando in una vaschetta tutto il cibo che riusciamo a far stare per soli 7€), giriamo una parte di Saint Louis finora inesplorata, alle dieci chiediamo in prestito una palla a dei ragazzini che si uniscono a giocare con noi e raggiungiamo l'obiettivo prefissato: 20 passaggi al volo continuativi in condizioni di luminosità scarse, di morale basso e di salute altalenante (Titti in preda a forti mal di testa).
Il raggiungimento dell'obiettivo ci ringalluzzisce, siamo in un'acqua ma... che bello giocare!
Prima di tornare in camera facciamo amicizia con due signori di Pesaro pentitisi di essersi trasferiti in questa zona col miraggio di stipendi da capogiro. Sentirli dire che qui è tutto brutto, che i francesi sono antipatici e fannulloni, che non c'è nulla e che era più bello Pesaro ci fa venire ancora più malinconia. Fortunatamente endofine e/o serotonina del gioco sono ancora in circolo e... andiamo a letto contente.
Domani è Ferragosto e mentre in Svizzera si lavora (speriamo) qui in Francia è tutto chiuso. Tenteremo l'impresa di riprendere un bus per raggiungere un parco. Ce la faranno i nostri eroi? lo scoprirete solo leggendo (qui)
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