La storia di Petrini: pecora nera o capro espiatorio, questo starà a voi deciderlo. Sicuramente è una storia che non si legge tutti i giorni i cui contenuti sono scurrili e a volte volgari ma raramente appaiono inverosimili.
Petrini racconta in prima persona la storia della sua vita, di come il calcio sia stata la svolta, capace di fruttargli soldi, belle auto, centinaia di donne e... qualche soddisfazione sportiva. Eh si perché la cosa più paradossale di questo libro è che
di calcio giocato, di emozioni sportive, se ne legge poco: si qualche gol, qualche trasferta e convocazione particolare. Ma a farla da padrone sono le scopate in ritiro, le punture in spogliatoio, gli scherzi pesanti a compagni più deboli. Come dire: l'altra parte dello sport quella che magari non si vuol vedere ma che sono convinta sia sempre esistita.Il Petrini uomo non ne esce bene, forse anche peggio del Petrini calciatore (squalificato per due o tre anni). Perché quest'ultimo aveva l'attenuante di essere solo una pedina del gioco (partite truccate e scommesse milionarie) mentre come uomo di attenuanti se ne trovano poco. E non parlo delle avventure o delle ammucchiate ma del tragico rapporto coi figli e del comportamento abominevole tenuto durante la malattia prima e la morte poi del figlio più giovane.
C'è di buono che Petrini non si autocommisera mai, non cerca di fare pena e ha sempre un fare grintoso riconoscendo più volte di essere stato egoista, esoso ed irresponsabile.
Nel fango del dio pallone è un libro che si legge tutto d'un fiato e che fa luce su una pagina oscura del calcio italiano (doping e calcio scommesse) archiviata con troppa facilità ed in cui viene mostrato come nella vita - spesso - ad andare avanti non siano sempre i più puri e giusti ma quelli che sanno creare le alleanze migliori ed usare le conoscenze giuste.
Se il post vi ha incuriosito potete vedere dei filmati che ho trovato su youtube:
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