Marie è una delle figlie di un ricco contadino che non le perdona il carattere forte e determinato e ripaga ogni suo comportamento con una sfilza di botte ingiustificate. Marie cresce maltrattata da tutti, con una madre che continua a fare figli che non ha mai il tempo di curare, tra animali a cui badare e fratelli da tenere d'occhio, senza mai un gesto di affetto o una parola dolce da parte dei suoi cari.
Quando Marie si sposa lo fa solo per andarsene di casa e lo fa con l'unico che si è presentato alla sua porta: il figlio di un colono che sarà disprezzato più di lei dalla sua famiglia.
Dopo averlo aspettato per gli anni della guerra i due si sposano: senza una dote, senza un lavoro. Lui è una larva che si trascina e lei una donna energica. I due campano col solo stipendio di lui come bigliettaio e
si allontanano dalle rispettive famiglie. Dopo pochi anni viene al mondo Vera ma non c'è mai gioia in quella famiglia. E mai ci sarà. La casa è piccola, i soldi mancano sempre e Marie sfoga le sue frustrazioni sulla figlia che diventa vittima delle sue violenze per ogni futile motivo. Vera cresce nel terrore senza che il padre prenda mai le sue difese una sola volta. Madre e figlia imparano a nascondere i lividi delle violenze con calze coprenti e silenzi profondi, ed il velo di tristezza che avvolge la famiglia non permette a nessuno di addentrarsi e portare aiuto.Una storia triste ma non una storia rara, purtroppo: una scia di violenza che si tramanda per generazioni e che una donna cerca di interrompere. Come si può concepire e sopravvivere all'odio della propria madre? Come si possono dimenticare le botte ed umiliazioni della propria famiglia e soprattutto dove trovare la forza per riscrivere la propria storia? - link recensioni libri.
Queste sono le domande che si fa la protagonista in seguito alla domanda della figlioletta: tua madre era come te?
Vera cerca di analizzarsi e si pensa diversa dalla sua genitrice per poi scoprire che anche sua figlia è infelice. Ma come? se lei non l'ha mai sfiorata con un dito?! Vera realizza che l'amore è una cosa difficile da dare e da dimostrare e sembra ricadere in un incubo quando trova il diario della figlia che preferirebbe stare con il padre.
Piccola nota a margine: questo libro l'ho trovato col bookcrossing e vediamo se capite come mai la sua copertina mi ha colpita..!Così Vera ritorna ai ricordi, a quel rapporto così malato con sua madre, ai giorni delle violenze indicibili, quelle in cui non solo le botte erano a ferire ma anche i silenzi, i comportamenti di quella donna che più che una madre sembrava un vero e proprio carnefice che godeva nell'umiliare e stordire la sua unica figlia, quello che in teoria aveva di più caro.
Il romanzo della Mitgutsch è doloroso perché è difficile stare dietro a tutti gli abusi subiti dalle due protagoniste e perché… non c'è un capoverso! E' quasi come una sorta di flusso di coscienza che si interrompe raramente ed in cui a volte si fa fatica a capire le protagoniste delle azioni visto tutto l'intrecciarsi ed il ripetersi di certe dinamiche.
La cosa più impressionante però è la capacità dell'autrice di descrivere quelle situazioni oppressive e violente in modo molto realistico, quei comportamenti illogici e furibondi che tutte le vittime di abusi hanno vissuto almeno una volta; nonostante questo all'inizio del libro c'è scritto che i personaggi sono inventate e che eventuali somiglianze sono casuali.
Pubblicato nel 1985, il titolo originale di Tua madre era come te? è DIE ZUCHTIGUNG che google mi ha tradotto come La punizione.
Questo libro l'ho letto dopo Billy Budd in cui il protagonista era un giovane ragazzo innocente e pieno di vita, sempre gentile e cordiale con gli altri che però finisce morto impiccato per aver ucciso un compagno che lo aveva accusato di cose infamanti. Passare dallo spensierato Billy all'infelice e burbera Marie mi ha fatto riflettere sulla natura degli esseri umani, sulle esperienze che ci definiscono e sul passato di ognuno di noi. Ho sofferto per la giovinezza di Marie, per le sue botte ricevute, per il trattamento ostile dei famigliari e ho gioito invece quando se ne è andata di casa per poi rimanere attonita dalla violenza che è stata capace di ributtare sulla figlioletta. Una catena di violenza a cui Vera ha cercato di sottrarsi come poteva, scoprendo che amare non significa soltanto non picchiare.
Ho ripensato ai rapporti famigliari che ho conosciuto, alle impressioni sui parenti che hanno influenzato più di una mia conoscenza, a certe forme di violenza sottili che nessuno vedeva ma che erano presenti seppur in forme diverse dalle botte. Mi sono chiesta tante volte come sia possibile che proprio in quei posti che dovrebbero proteggere e coccolare si verifichino gli abusi peggiori e ho pensato una volta di più che famiglia non è solo quella in cui nasci ma quella che scegli e che ti rispetta davvero.
Anna Mitgutsch è stata notevole del tratteggiare donna Marie, a descrivere quell'imponente figura seria che si rendeva inaccessibile per evitare di subire ulteriori delusioni e che così facendo ha finito per precludersi ogni gioia della vita. A volte mi è sembrata davvero di averla davanti e di sentire lo schiocco del suo battipanni!
Tua madre era come te? è un libro forte e triste, un viaggio in un'epoca in cui i panni si dovevano lavare in casa e le violenze erano all'ordine del giorno in tutte le famiglie cosicché tutti evitavano di parlarne perché tanto era uguale in tutte le case.
Se Vera esistesse davvero le direi che no, lei non è come sua madre e che sua figlia non è come lei e che la loro storia può ancora essere scritta in modo più felice.
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