Come chiamare altrimenti uno capace di una prodezza simile?
Di Ibra ho diversi libri: Io, Ibra pubblicato più di dieci anni fa, e il mastodontico e modesto Io sono il calcio del 2019. Trovo interessante che un calciatore, ancora in attività, si dedichi a scriverli. Interessante perché Ibrahimovic non ci va leggero e non le manda a dire ai vari nemici trovati dentro e fuori dal campo (Sacchi, Materazzi, Lukaku, Guardiola).
Adrenalina però è un libro diverso dai precedenti: il "Dio" Ibra è diventato saggio e fa i conti col passare degli anni, il deterioramento del suo granitico corpo e... la paura del "dopo". Zlatan non è certo il tipo di persona che si piange addosso eppure si percepisce la paura che lo attanaglia al pensiero di smettere col calcio. Una paura comune a tutti gli sportivi, soprattutto di alto livello, che dopo una vita scadenzata tra allenamenti, ritiri e partite si ritrova paradossalmente a dover imparare come
gestire la libertà. Forse è proprio questa ansia la novità di Adrenalina perché poi i racconti dei ricordi dell'infanzia e del campo li aveva già messi nei libri precedenti.Ibra si svela uomo comune quando ammette la paura di tornare al ristorante dopo il Covid e si rivela un padre inaspettatamente apprensivo e severo (anche se secondo me non se ne accorge troppo). Tra Ie tante cose che ha scritto degli adorati figli, dice che quando si allenavano in Svezia e lui era in Italia poteva controllarli grazie ad una telecamera in campo! Scrive poi che spesso li ha trattati come calciatori più che come figli, ed anche se ne parla con amore traspare poca indulgenza. Pensate che una volta in vacanza gli ha fatto fare gli scatti perché si erano svegliati a mezzogiorno..!
Ecco sicuramente ad Ibrahimovic non pare essere mai mancata la disciplina, la costanza, la motivazione. Ammette di vivere nel lusso, di spostarsi col jet privato, di avere una barca enorme, di avere macchine da migliaia di euro ma confida anche di aver rubato (bici, vestiti e cibo) quando era giovane e non aveva nessuna di quelle cose. A fine lettura mi è rimasta una sensazione strana: mi è venuto in mente il concetto di dissonanza cognitiva. Vive nel suo piccolo mondo ristretto di "idolo" tra lusso e cose che solo pochi al mondo possono permettersi, ama essere acclamato ma... solo allo stadio, fuori dal campo preferisce stare da solo tra videogame, palestra e battute di caccia nel suo bosco privato! a quanto traspare dalle sue parole non ama troppo essere disturbato per foto e autografi).
In Adrenalina ci sono parole al miele per Raiola e per il Milan, squadra in cui è tornato per fare l'impresa (Scudetto), riuscendoci ancora una volta. Per chi non avesse mai letto nulla di Ibrahimovic e non fosse mai andato oltre qualche sua intervista post gara può essere un lato sorprendente: a vederlo in tv non sembra un perfezionista super dedito al lavoro e al sacrificio, vero? Eppure sono tanti i compagni e gli allenatori che hanno elogiato il suo carattere sportivo, la sua voglia di fare e il suo continuo spingersi oltre il limite.
L'anno scorso, appena dopo lo Scudetto, Ibra ha ammesso che per sei mesi ha giocato senza il crociato anteriore, facendo ogni settimana una puntura che gli svuotava il liquido nel ginocchio. Io l'ho fatto solo una volta ed è stato tremendo, sopportarlo per sei mesi significa avere dentro davvero una motivazione molto grande. E non solo: si è fatto rioperare e tra poco, dopo otto mesi, tornerà in campo. Ibra vuole lasciare da giocatore e ha tutta la mia ammirazione.
Il punto dolente, che ripete più volte nel libro, è il post calcio: dove trovare quell'adrenalina di cui ha bisogno per vivere? Forse Ibra non è così maturo e saggio come ci ha raccontato per duecentocinquanta pagine…
Oltre al fatto che dice di correre come un pazzo in autostrada (che tanto poi le multe, viste il cognome, i vigili milanisti gliele tolgono cit. - mentre noi altri quindi, oltre ad essere dei poveracci, siamo anche dei coglioni che le paghiamo come bravi cittadini) e che non ha mai letto un libro. Una cosa di cui io non andrei molto orgogliosa e che si capisce da certi ragionamenti che fa.
Se nei libri precedenti Ibrahimovic mi sembrava avesse un po' scherzato col gioco di autoproclamarsi "dio", in Adrenalina mi è sembrato davvero crederci. Si sente speciale, si sente diverso nel senso di migliore e così si comporta. Verso la fine dice di non avere amici se non il suo cane. Be, diciamo che se è davvero simile a come si descrive nel libro, sicuramente non dev'essere una delle persone più piacevoli da frequentare.
Prendete l'episodio del motociclista che si è offerto di portarlo a Sanremo: da come lo descrive sembrava quasi che gli fosse dovuto (che qualcuno deviasse dalla sua vita per portarlo sul palco dell'Ariston). Nel libro non dice un: grazie Marco (nome di fantasia) ma lo lascia nell'anonimato e l'ho trovata una cosa poco carina (che poi scriva di avergli detto di chiedere tutto quello che voleva al suo entourage l'ho trovata una cosa fredda, a volte secondo me ad una persona fa più piacere essere ricordato, nome e cognome, che non "rimborsato" con un gadget).
Insomma il "dio" Ibra ha scritto tre libri per ribadire la sua grandezza ma la paura che esprime quando guarda al suo futuro lo fa entrare di diritto nella categoria degli uomini normali. Benvenuto!
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