Il libro di Peter Gardos è tratto da una storia vera, quella dei suoi genitori. Storia di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai approfondito se non dopo la morte del padre. Ed è quel fascio di lettere conservato per oltre cinquant'anni che fa venire voglia al regista e scrittore ungherese di rendere eterno l'amore dei genitori scrivendo questo libro scorrevole che vi trasporterà nella gelida Svezia riscaldati dall'invidiabile forza vitale del protagonista che ci mostra come volontà ed obbiettivi siano una grande forza motrice dell'essere umano.
Febbre all'alba sarebbe stato più carino se a scriverlo fosse stato uno dei due protagonisti (perché nonostante il delicato tentativo del figlio manca secondo me della potenza vitale che mosse i suoi genitori) ma in generale l'ho trovata una lettura piacevole ed affettuosa, il regalo sentito di un figlio orgoglioso ai propri genitori.
Sullo sfondo vengono solamente accennati gli abomini subiti nei lager quindi non è un libro sugli ebrei nei capi di concentramento ma è la storia invece di due persone che non hanno accettato di essere annientate.
Se vi ha incuriosito questa storia qui c'è il link di un'intervista a Gardos.
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