Nei giorni prima della chiamata alle urne molti sono stati gli appelli sui social per ricordarci che il voto è un diritto acquisito a fatica e che esistono paesi in cui ancora oggi non tutti possono votare.
E via con le date a ricordarci che in Italia per esempio le donne hanno potuto votare solamente dopo il 1946 e bla bla bla.
Ma il voto è importante in quanto manifestazione di una scelta consapevole o come esercizio di manualità?
- prendi una matita
- stringila con tre dita
- apponi una X
A me è sembrato davvero un esercizio di manualità da scimmie e scimmie neanche troppo evolute per giunta. Al seggio dietro di me c'era un ragazzetto di diciotto anni tutto bello baldanzoso. Accompagnato dalla mamma. Di fronte al poster con i simboli dei partiti ed i nomi dei candidati ha detto: "ah ma ce ne sono così tanti?".
Oscar Wilde pare che disse: "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio".
Quel giovane uomo si è presentato con le idee chiare, a ben vedere: qualcuno gli avrà detto cosa votare e lui
si è presentato solerte ad esercitare la sua manualità imprimendo una bella X sul simbolo prescelto. Ma... come essere orgogliosi di un diciottenne che vota senza sapere che oltre al simbolo scelto ne esistono molti altri? (e che dietro ogni diverso simbolo c'erano quindi diversi candidati, diversi programmi, diverse ideologie, diversi intenti?). La sua preferenza di voto fino a che punto è stata consapevole? Ma quella di quanti di noi è stata davvero consapevole? Quanti programmi abbiamo cercato, di quanti candidati abbiamo letto il cv, quanto tempo abbiamo investito davvero per informarci?
Vi saluto con un paragrafo di un saggio che avevo recensito tempo fa e che consiglio a tutti di leggere: TRATTATO DEL RIBELLE - Ernst Junger (il pdf del testo lo potete trovare qui):
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