Nelle parole della Coppedè si percepisce la gioia di quella visione e la gratitudine per quel gesto e non sarà l'unica volta che il libro Al di là dei girasoli vi farà emozionare.
Eh sì perché, senza diventare retorica, Al di là dei girasoli è una botta di vita che non si può riassumere solamente come la battaglia di una persona handicappata per i suoi diritti e la sua indipendenza. Al di là dei girasoli è una sorta di manifesto della volontà di una persona di vivere al pieno delle sue possibilità ma è anche una memoria di ciò che è stato perché non è giusto dimenticare le angherie subite al Cottolengo da persone che avrebbero dovuto occuparsi amorevolmente di lei e delle altre ricoverate; ed è anche fonte di ispirazione per tutti a non rassegnarsi alle brutture della vita e a lottare per ciò che ci sta a cuore. Soprattutto se in ballo c'è la propria qualità della vita.
Nunzia Coppedè in questa sua autobiografia non si piange mai addosso e
non si lascia mai andare a sfoghi rabbiosi: il messaggio che lascia è quello di non perdere la speranza perché delle persone buone esistono e che, avendo voglia e determinazione, si può riuscire a trovare il proprio posto nel mondo e le proprie motivazioni.Nonostante la malattia infatti Nunzia non sembra una persona rassegnata: una volta colta l'opportunità della comunità non si è più fermata! ha stretto amicizie, ha dato vita a nuovi progetti, si è spostata su e giù lungo la Penisola, ha viaggiato all'estero, ha lottato e ha studiato perché "ritenevamo lo studio uno strumento essenziale per acquisire elementi nuovi e per imparare ad esprimerci meglio. C'era ormai la consapevolezza di quanto ci aveva fregati l'ignoranza".
Ho trovato questo libro grazie al bookcrossing e devo dire che è stata una lettura che mi ha molto colpita. Potete leggere il testo completo a questo indirizzo ma vi consiglio di fare un giro completo sul sito di Nunzia Coppedè: Nunzia Coppede - Home.
Ci sarebbero così tante altre cose da dire su Al di là dei girasoli ma secondo me la cosa migliore da fare è leggerlo, magari insieme anche ai vostri figli e nipoti che oggi giorno si abbattono perché hanno finito i giga o non gli hanno messo un cuoricino su instagram.
Vi saluto con questo passo che si trova nelle pagine finali del libro della Coppedè e che secondo me dovrebbero leggere tutti, soprattutto dopo gli ultimi due anni e mezzo che abbiamo passato:
"Viaggio molto e nei vari tragitti mi oppongo quotidianamente per piccole e grandi conquiste per il rispetto e l’attenzione dei bisogni “speciali” delle persone con disabilità, qualche volta è faticoso, ma so che arrendersi significa perdere l’opportunità di una nuova conquista e avvallare una violazione di diritti umani, ad esempio: ogni volta che prendo l’aereo mi chiedono di firmare una autodichiarazione di responsabilità, con la quale, esento la compagnia di volo di ogni forma assicurativa in caso di problemi, sia nei confronti della mia persona, sia nei confronti degli oggetti personali, vale a dire dei bagagli e della carrozzina. Questo significa che se mi perdono o, mi rompono un bagaglio o la carrozzina non ho diritto al risarcimento, a differenza degli altri passeggieri non disabili che, durante il viaggio, sono coperti dall’assicurazione e, se succede qualcosa a loro o, ai loro bagagli, sono risarciti. Questa è una grave discriminazione, ogni volta mi rifiuto di firmare, anche se mi comporta una grossa fatica perché devo discutere, litigare, perdere tempo, ma alla fine la spunto. Qualche volta mi viene voglia di firmare per non arrabbiarmi e non perdere tempo, ma questo significherebbe arrendersi di fronte ad una discriminazione plateale, ed ho troppa stima di me stessa per cadere così in basso".
Rileggete soprattutto l'ultima frase: come non provare stima ed ammirazione per una donna simile?
Condivido qui una sua intervista del 2013 che vi farà conoscere un pochino di più questa donna determinata:
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