Ci sono libri che si inseguono a lungo e che quando capitano tra le mani sono totalmente diversi da come ci saremmo aspettati. E' questo il caso che mi è capitato con Gita al faro, uno dei libri più famosi di Virginia Woolf. Fino all'anno scorso non avevo letto nulla di questa scrittrice inglese ma quando ho finito Una stanza tutta per sé ero come innamorata del suo stile e delle sue idee. Quel libro mi aveva colpita così tanto che ho inserito tutti i testi di Virginia Woolf nella mia lista desideri e, alternandoli con quelli di altri scrittori (tutte le recensioni le trovate qui), avevo letto anche La signora Dalloway e Possiedo la mia anima (una sorta di biografia della Woolf).
Gita al faro però mi ha spiazzata. E' un continuo flusso di coscienza in cui i pensieri e i dialoghi dei vari protagonisti si intrecciano risultando così a volte di difficile comprensione. Poi, nonostante il titolo, la gita al faro avviene solo nelle dieci pagine finali (su circa duecento)!
Insomma per me Gita al faro non è stato un libro facilissimo da leggere, più volte ho dovuto riprendere alcune pagine per cercare di capire cosa stava succedendo e a chi.
Eppure l'impressione che mi ha lasciato questo testo è stata positiva perché trovo che alcune delle costruzioni e dei pensieri della Woolf siano pura gioia per l'anima. E questo nonostante Gita al faro non sia certo un libro allegro..!
Tutto sembra ruotare intorno alla signora Ramsay, la stella della prima parte del libro. Madre di otto figli, sposata con un intellettuale, la signora Ramsay sembra dominare le pagine del libro con una particolare luce propria; e senza fare nulla di particolare o memorabile. Eppure i personaggi che parlano di lei o che la guardano ci trasmettono al tempo stesso ammirazione ed insofferenza. Raramente la signora Ramsay suscitava indifferenza.
La famiglia alloggia in una grande casa piena di cose da mettere a posto ma di cui nessuno sembra preoccuparsi. Oltre ai Ramsay ci sono altri personaggi, tutti li uniti per la desiderata gita al faro del titolo. Eppure il tempo è brutto e sarà impossibile l'indomani mettersi per mare per raggiungere la meta ed è qui la prima descrizione di come le persone reagiscono diversamente agli eventi della vita. Mentre il padre, il capofamiglia, non indugia un secondo a "spezzare" i sogni di gloria del figlio più piccolo dicendogli ripetutamente che non ci sarà nessuna gita perché ci sarà brutto tempo la mamma, la signora Ramsay, è più dolce e consola il figlio dicendogli che decideranno solamente il giorno dopo se potranno raggiungere il faro o no.
Il rapporto dei coniugi sembra intimo ma lei non riesce ad esprimere il suo amore al consorte che sicuramente è un uomo intelligente ma anche troppo "astratto", chiuso nei suoi libri e nei suoi pensieri importanti.
Oltre ai Ramsay, l'altro personaggio centrale di Gita al faro è la pittrice Lily Briscoe che segretamente ama quella numerosa famiglia ( soprattutto la signora Ramsay).
Una cosa particolare di Gita al faro è che dopo numerose pagine con al centro la signora Ramsay… questa muore, improvvisamente e soprattutto inaspettatamente. Oltretutto la sua morte non viene descritta in modo particolareggiato ma semplicemente riportata come un dato di fatto. Il libro sembra come cambiare tono ed inizia la parte più ostica di Gita al faro (ma anche la più profonda, forse) in cui la Woolf descrive il passare del tempo attraverso il deterioramento della casa in cui una volta soggiornarono i Ramsay. Sono descrizioni minuziose e quasi eccessive che finiscono per rallentare vertiginosamente il ritmo della lettura che di lì in poi si trascina faticosamente fino alla conclusione del testo.
I Ramsay alla fine raggiungono il faro: il padre ed i due figli più piccoli, James e Cam (che hanno un rapporto di amore-odio-odio con il padre) ma nessuno, ne loro ne noi lettori, sembra riuscire ad apprezzare troppo quel viaggio arrivato con dieci anni di ritardo e molti lutti sulle spalle (oltre alla signora Ramsay infatti sono morti anche un figlio in guerra e una figlia poco dopo il matrimonio).
Anche Lily finisce il suo quadro iniziato anni prima ma il tutto risulta un po' deludente.
Se doveste chiedermi: "Di cosa parla Gita al faro?" Vi direi della vita e dello scorrere del tempo, delle occasioni avute e di quelle perse, dei rapporti interpersonali e delle cose non dette, di esistenze speciali che hanno la capacità di illuminare le vite altrui anche anni dopo la loro scomparsa. Perché è così: la signora Ramsey muore presto ma non esce mai dal libro, è una presenza costante anzi costantemente amata che rimarrà con voi anche una volta girata l'ultima pagina.
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