Come riflesso l'ho lasciato un po' in disparte: lo vedevo lì nello scaffale dei libri da leggere ma ero timorosa diffidente.
E poi… be, il destino ha voluto che un giorno uscissi di casa e prendessi al volo il libro più vicino e... ringrazio il cielo che mi sia capitato tra le mani "Panino al prosciutto", sono davvero contenta di averlo letto perché mi ha appassionata come non mi capitava da tempo, una storia che cattura fin dalla prima pagina e che mi ha fatto esclamare più volte: wow!
Il titolo originale è Ham on rye un gioco di parole che rimanda al titolo originale de Il giovane Holden ovvero The catcher in the rye. Intervistato da Fernanda Pivano, Bukowski spiegò così la scelta del titolo di questo libro: "Sandwich di prosciutto su pane di segale. Capisci, tu dai un morso, io sono il prosciutto".
Ed effettivamente questo libro è proprio così: lo si inizia a leggere e non se ne può più fare a meno, come quando si addenta un buon panino al prosciutto. Almeno questa è l'interpretazione che ne ho dato io.
"Panino al prosciutto" è un romanzo semi-autobiografico che racconta la giovinezza di Henry Chinaski, alter ego di Charles Bukowski.
Henry vive con i genitori in un momento storico difficile quando nessun uomo aveva un lavoro e le donne erano sottomesse e sottopagate. In casa sua non c'è gioia e svago anzi il padre è un uomo insofferente ai bambini che coglieva ogni futile pretesto per frustarlo nel bagno. Costretto dal padre a stare lontano dai figli dei vicini, Henry è solo ed attira i ragazzini più sfigati in circolazione. Niente sembra toccarlo anzi la sua è come una ricerca nel tentativo di diventare impassibile alla vita come tutti quelli che lo circondano. Ma quando scopre la biblioteca della città la sua vita cambia e trova molta più umanità in quelle pagine che nelle persone reali.Fa tanta tenerezza Henry che è un bambino bistrattato che non capisce cosa ha fatto di male per meritare solo rimproveri e botte. Eh si perché in "Panino al prosciutto" c'è tanta violenza anzi forse è questa la principale caratteristica del libro: abusi domestici, pestaggi e risse, perfino torture sugli animali. Le scene sono così vivide e reali che
a volte viene quasi da stringere gli occhi mentre si immaginano le scene e ci si chiede come abbiano fatto a sopravvivere ragazzini in condizioni così e che uomini siano diventati. Perché purtroppo penso che situazioni così siano capitate davvero. Non è facile trovare un libro del genere, un libro che mette letteralmente nero su bianco il lato peggiore (e così diffuso) degli esseri umani.Henry all'inizio fa tenerezza dicevo, anche pena, però alla fine si prova quasi ammirazione per lui: in qualche modo è un sopravvissuto e soprattutto sembra sapere cosa volere dalla vita.
In questo libro di Bukowski c'è anche tanto sesso, una delle caratteriste dello stile di Bukowski che nell'ultima di copertina viene così descritto: "è morto a Los Angeles nel 1994, dove ha passato tutta la vita scrivendo, bevendo e cercando di lavorare il meno possibile". IDOLO.
Lo stile di Bukowski non è delicato, qualcuno lo potrebbe trovare addirittura volgare eppure se dovessi descrivervelo direi solo una cosa: vivo. Anzi vi dirò che l'insistere su certe descrizioni (la masturbazione in classe, le gambe delle ragazze, le fantasie dei ragazzini) è divertente e "liberatoria": siamo in un'epoca in cui tutti fanno i progressisti ma raramente si sente qualcuno parlare di sesso e con quel divertimento e passione che traspare dalle pagine di questo (e di altri) libro di Bukowski.
Sono tanti i pezzi di "Panino al prosciutto" che emozionano:
- l'orgoglio di sentire il suo tema letto in classe
- la ripugnanza del cane aizzato contro il gatto
- la pena per il padre umiliato mentre lo picchiava
- l'affetto per l'infermiera dell'ospedale
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