La riflessione è questa: "Un tempo sapevo di voler diventare un'artista, avevo deciso di esserlo. Non capivo che volere non conduce necessariamente all'azione. Molte donne sono state allevate prive della sensazione di poter modellare e dare forma alla propria esistenza, e così voler essere un'artista (ma senza la capacità di rendersi conto delle proprie esigenze) era per alcune di loro soltanto una fantasia fine a se stessa, come il desiderio di andare sulla luna".
Qualche anno fa avevo fatto chiesto alle ragazzine della mia squadra di pallavolo: che lavoro vorreste volete fare da grandi?
Mi aspettavo risposte fantasiose, sognanti ed invece la maggior parte aveva nominato lavori normali, metodici, in qualche modo "banali". Nonostante fossero ancora delle ragazzine nessuna mi sembrava avesse sogni negli occhi, mancavano curiosità e
desiderio, c'era una generale sensazione di apatia (che infatti emergeva anche nel loro modo di giocare). Possibile che nessuna di quelle tredicenni avesse una passione o un sogno pazzo da inseguire e da realizzare da grandi? Fare fumetti, recitare, salvare le tartarughe, (il famoso) fare l'astronauta o il pompiere, cose simili?E nonostante fossimo nel secondo decennio del 2000 i lavori scelti avevano tutti a che fare con gli stereotipi femminili, nessuna per esempio che abbia risposto con lavori dell'ambito scientifico (prettamente maschile).
Certo, erano molto giovani. Quanti di noi sognavano di fare un lavoro da piccoli e poi sono finiti a fare tutt'altro da grandi? Io, per esempio, volevo fare l'archeologa…
Però quello che mi ha colpito era la loro classificazione di lavori maschili e femminili e, prendetela con le pinze, la mancanza di ambizione. Come se una ragazzina non dovesse aspettarsi molto dal futuro perché per lei ci sarebbero stati solo lavori da impiegata, cassiera, maestra elementare. Manco fossimo a metà del Novecento!
"Molte donne sono state allevate prive della sensazione di poter modellare e dare forma alla propria esistenza" penso sia la frase che rende meglio il mio pensiero del giorno e che mi ha fatto ritornare in mente quell'esperienza di condivisione con la mia squadra.
Se da una parte, forse, non è giusto neanche far credere alle persone che tutto sia possibile (viste le tante componenti in gioco), dall'altra è triste pensare che (alcune del) le ragazze di oggi siano limitate nelle loro fantasie. E la cosa più inquietante è che non nascono così ma sono condizionate dalla scuola, dalla società e purtroppo anche dalla famiglia che spesso sminuiscono i desideri stravaganti.
Mentre sopra scrivevo la domanda che avevo fatto alle mie atlete mi è venuta in mente una frase attribuita a John Lennon: "Quando sono andato a scuola, mi hanno chiesto cosa volessi diventare da grande. Ho risposto "felice". Mi dissero che non avevo capito l'esercizio e io risposi che loro non avevano capito la vita".
Senza cadere nel retorico, penso però che questa frase dovrebbe essere fatta imparare a memoria a tutti quelli che hanno a che fare con i più giovani: insegnanti, allenatori, genitori, catechisti…
Se un ragazzino vuole fare il pasticcere, mentre i figli degli amici vanno al classico, non bisognerebbe farlo sentire come un povero ignorante che non ha voglia di studiare. Se la figlia vuole fare l'estetista idem. Purtroppo, oggi, ancora troppe persone giudicano gli altri in base al lavoro che fanno: i dottori al top i bidelli al minimo e li trattano di conseguenza. Sta a noi adulti dare l'esempio ai più giovani mostrando rispetto per tutti i lavoratori e lasciando ai più giovani la possibilità di sognare, aiutandoli a capire cosa fare in futuro: anche se non sarà il lavoro più pagato al mondo bisognerebbe accertarsi solo che li renda felici. O no?
#pensierodelgiorno #riflessione #cosasognanoleragazzedioggi #iononsonoilmiolavoro #lavorimaschili #lavorifemminili #stereotipi #nopassion #viveresenzaambizione #futurolimitato #cosafaredagrandi #cosafaredagrandi #cosavuoifaredagrande #lavorodelfuturo #ambizione #voglioesserefelice
Nessun commento:
Posta un commento