Poche canzoni hanno la capacita di farmi battere il cuore e togliermi il fiato come questo brano del 1999 dei Verdena. Come hanno scritto anche gli autori del post Valvonauta ha vent'anni e ancora c'è chi cerca di capirla (polpettamag.com), ancora oggi fatico a capire il significato del testo ma appena la canzone parte con quel riconoscibilissimo giro di chitarra e batteria bè… so solo che mi sento come proiettata vent'anni indietro quando ero una sedicenne con tanti sogni e speranze che nel tempo si sono un po' persi e un po' si sono frantumati contro una realtà a volte più dura del previsto.
Sta in questo quindi la poesia di questo pezzo? Nella capacità di farmi tornare nei miei panni di adolescente quando tutto mi sembrava possibile e quando non c'era nulla all'orizzonte capace di spaventarmi?
Non so. Però so che questo brano dalla connotazione triste malinconica ha, oggi come ieri, la stessa capacità di conquistarmi con il suo ritmo eterno, di farmi muovere freneticamente godendomi per quattro minuti una delle cose più belle della mia vita: la musica.
Buon ascolto
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