dipinto di Alex Colville, "Cane e pastore" |
La prima cosa che mi ha sorpresa è stata la finezza delle osservazioni dell'autore, capace davvero di descrivere scene e comportamenti come se il lettore fosse nella stanza (o nelle passeggiate) con loro.
Osservazioni fini, acute, intelligenti e rispettose dell'essere dell'animale, un Mann inaspettato, così sensibile nel cogliere le richieste ed i "pensieri" del suo cane da sembrare non solo un contemporaneo ma un educatore cinofilo contemporaneo!
Un "educatore" di altri tempi però, che trattava il cane più da animale che da surrogato umano (come molti fanno oggi) e che usava a volte modi duri (anche frustate), concedendo rare carezze. Considerate però che Mann era un uomo dell'Ottocento in cui non solo i rapporti con gli animali ma anche con le persone erano molto diversi da quelli dei giorni attuali.
Pubblicato nel 1919, Padrone e cane è un racconto breve di circa 80 pagine che ogni appassionato di cinofilia dovrebbe leggere per rendersi conto, una volta di più, che i cani sono dei compagni fantastici bisognosi però sia di attenzioni che di
rispetto per le loro esigenze. E questo non significa "assoggettarsi" ad un cane ma prendersi cura di lui nel modo migliore possibile ovvero trattandolo come un animale e andando incontro alle sue esigenze. Basta per esempio a ste maledette stuoiette dove fargli fare la pipì in casa! sento, purtroppo sempre più spesso, persone che dicono che tanto quando piove o loro sono stanchi mettono giù la stuoia e il cane fa li i propri bisogni. Già i moderni cani che vivono nelle città e negli appartamenti con noi sono degli schiavi, vogliamo proprio farli diventare dei rinchiusi senza concedere loro neanche l'ora d'aria? compratevi un peluche!In questo racconto Mann confida da subito di non essere stato la miglior soluzione per il suo cane, un cane da caccia con un'enorme esigenza di uscire ed esplorare il territorio, poiché spesso stava giornate intere chiuso nel suo studio dedicando all'animale solo pochi minuti per uscite superficiali. Questa sensibilità e consapevolezza sono tra le cose migliori di "Padrone e cane", racconto in cui traspare davvero il bene che Thomas Mann provò per il suo Bauschan (nelle pagine dedicate alla caccia traspare anche la sua ammirazione ed il suo orgoglio). Consapevolezza, lasciatemelo dire, rara in molti proprietari di oggi…
Se le descrizioni di Bauschan sono un valore aggiunto di questo testo, quelle dedicate alla "riserva di caccia" sono dieci pagine di pesantezza cosmica in cui vengono descritti fin troppo minuziosamente paesaggi e vegetazione della zona.
In generale però questa di "Padrone e cane" è una lettura veloce e piacevole capace di rendere eterno un bel rapporto di rispetto ed amicizia tra due specie viventi più unite e ben riuscite della storia dell'umanità.
Se volete conoscere qualche altro titolo di libri sui cani cliccate qui: recensioni libri cani.
Una piccola postilla sul quadro di Alex Colville, scelto per l'edizione degli anni '80 della Universale Economica Feltrinelli: quanto è bella quell'immagine? A prima vista sembra quasi un unico essere, uno strano essere umano con la faccia di cane. Poi si guarda meglio e si vede un uomo, anzi il suo corpo, ed un cane al suo fianco. Guardano insieme nella stessa direzione e sono rilassati come se tra loro non ci fosse bisogno di comunicazione, come se fossero legati da un filo immaginario che li ha fatti diventare un qualcosa di unico, due anime sinceramente affini. Non è poetico?
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