Sibilla Aleramo nel suo primo libro "Una donna" fa una scelta coraggiosa, soprattutto considerando che il libro è stato pubblicato nel 1906!
Questo libro l'ho trovato tutto giallo e sgualcito in una casetta bookcrossing e ho deciso di prendermene cura facendomi, inconsapevolmente, un grande regalo. Quello che mi è capitato tra le mani è infatti un piccolo gioiello che all'inizio ho faticato a comprendere, sia per la terminologia usata che per i comportamenti della protagonista che mi sembravano a volte irrazionali.
"Una donna" è una sorta di autobiografia-romanzo, perché nelle sue pagine Marta Felicina Faccio (vero nome di Sibilla Aleramo) traporta alcuni dei fatti salienti della sua vita riuscendo a non fare mai un nome di persona proprio! Le persone vengono descritte fisicamente e attraverso i loro comportamenti ma nessuno viene mai "nominato": c'è il padre, la madre, i fratelli, il marito ed il figlio ma potrebbero essere i miei o i vostri. Spero però vivamente che voi non abbiate parenti così…
Il libro (qui tutti quelli recensiti in ordine alfabetico) della Aleramo va inserito nel contesto dell'Italia di inizio Novecento, quando (sembrava che) l'unico scopo della vita per le donne fosse quello di rendere felici i mariti e di
mettere al mondo figli. Sibilla, che invece era stata cresciuta dal padre libera e pensatrice, fa fatica a rimanere nei stretti confini di quel ruolo che vedeva le donne come oggetti da chiudere in casa e soggiogare. Pensate che "Una donna" di Sibilla Aleramo è uno dei primi libri femministi italiani!Il primo shock nella vita dell'autrice fu il tentato suicidio della madre, una donna che oltre a marito e figli non aveva nulla e che cercò nel salto da un balcone la sua liberazione. La giovane Sibilla non nasconde di provare poca stima per quell'essere apatico che dovrebbe prendersi cura di lei ed i suoi fratelli e che invece si lascia andare, giorno dopo giorno, finendo la sua esistenza in un ospedale psichiatrico.
Nella città in cui Sibilla si è trasferita per seguire il lavoro del padre loro sono gli stranieri e la ragazza rimpiange la sua vecchia città ma quando capisce che il suo destino è ormai in quel paese di anime tristi fa l'errore più grande della sua vita: accetta di sposarsi quindicenne con un operaio della fabbrica del padre che l'ha violentata. Il matrimonio non è quindi un rito d'amore ma una cerimonia riparatrice visto che Sibilla è rimasta incinta. Nonostante la bruttura di tutta la situazione, Sibilla cerca di andare avanti cercando di entrare nel nuovo ruolo ma incominciando a comprendere in realtà la tristezza che condusse sua madre alla pazzia. Senza un lavoro, allontanata da un padre sempre più indifferente, Sibilla rovescia tutta la sua vitalità sul figlio che cresce sano e sensibile. Le arriva anche un'offerta per lavorare a Roma per alcune riviste ma non è tempo per lei d'esser indipendente e quando al marito viene offerto il posto in azienda che era del padre è costretta a tornare nell'odiato paese. Il ritorno al paese e a quella vita vuota e succube squassa l'animo della giovane donna che chiede la separazione al marito violento ed ignorante. Quest'ultimo, dopo tanta attesa, acconsente alla separazione ma con la clausola di tenersi il figlio. Sibilla si trova quindi di fronte al dilemma che forse era apparso anche alla madre: annullarsi per stare vicina al figlio o continuare a vivere e cercare di essere felice e realizzata, lontano da lui?
La scelta di Sibilla sarebbe coraggiosa anche se a farla fosse una donna di oggi: sceglie infatti di vivere e per farlo abbandona casa, marito e figlio. Sapendo che quel bruto di suo marito non le permetterà mai di riavvicinarsi al figlio, Sibilla si rimette a scrivere e non scrive una cosa qualunque ma bensì questo libro, "Una donna", sperando che un giorno il suo bambino possa comprendere il suo gesto ed il suo amore tramite queste pagine.
"Una donna" è la storia di una donna che non si è lasciata sopraffare dalle brutture delle persone e soprattutto è una storia di determinazione ed orgoglio, toccante testimonianza sul desiderio di vivere e di farsi rispettare. Prima di tutto da se stessi.
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