"Questo fu lo slogan coniato da Robert Weltsch, caporedattore della "Judische Rundschau". E pensate che lo ideò sei anni prima che i nazisti costringessero realmente gli ebrei a portare per distintivo una stella gialla a sei punte in campo bianco. Lo slogan, formulato come risposta al Giorno del Boicottaggio del 1° aprile 1933, era polemicamente rivolto contro gli assimilazionisti e contro tutti coloro che si rifiutavano di accettare il nuovo corso rivoluzionario, die ewig Gestrigen, cioè gli eterni "arretrati".
Dopo la guerra, lo stesso Robert Weltsch, dichiarò però che non l'avrebbe mai lanciato se avesse potuto prevederne gli sviluppi".
Passo tratto dal libro "La banalità del male - Eichmann a Gerusalemme" di Hannah Arendt.
Un altro articolo: la stella gialla - scuola e memoria.
Ne riporto un breve pezzo:
Neanche in Italia venne mai imposto agli ebrei l'obbligo di portare un segno distintivo, a dispetto del carattere antisemita che la dittatura fascista prese esplicitamente con le leggi razziali del 1938 e nonostante l'occupazione nazista del Centro-Nord del 1943. Ciò non impedì ai nazisti e ai collaborazionisti fascisti della Repubblica Sociale di identificare, arrestare e deportare verso i campi di sterminio migliaia di ebrei italiani.
L'obbligo di indossare la Stella gialla aveva, per i nazisti, il duplice scopo di discriminare gli ebrei, erigendo una barriera sempre visibile tra questi e il resto della popolazione, e di controllarne più agevolmente ogni attività, rendendo poi nei fatti più rapida e facile la loro deportazione verso i campi di sterminio e di prigionia.
Perché la storia dovrebbe servire a non dimenticare e a non ripetere gli stessi errori le stesse brutalità.
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