Ho aspettato qualche giorno a scrivere su questo ennesimo addio, il terzo nel corso della mia vita, alla pallavolo.
una Michy quattordicenne alle prese con la sua "specialità": il muro |
All’inizio non ci volevo credere
e non ci stavo su a pensare troppo. Poi i giorni sono passati ed è diventato
tragicamente evidente che si: quest’anno non avrei potuto allenare.
Ho scritto di proposito “non
avrei potuto” perché in verità io avrei voluto ma… mi viene impedito in quanto non possiedo il Green Pass
(che d’ora in poi abbrevierò qui in gp).
I pensieri oggi sono davvero
tanti ed ammetto alcuni anche dolorosi.
La prima volta che ho detto addio
alla pallavolo è stato un addio alla pallavolo giocata. Dopo due anni difficili
in quel di Vigevano, facendo la spola da Milano per mantenere anche il mio
lavoro da impiegata, non avevo trovato squadra per la regola delle over.
Già allora una forma di discriminazione, no? Praticamente in ogni squadra di
pallavolo femminile (notare bene femminile perché nella maschile questa
regola non c’era!) non potevano esserci più di quattro atlete over. Over di
che? Over di età, logicamente. La cosa “comica” nella sua tragicità è
che era considerata over una pallavolista sopra i 28 anni. Potete crederci? È
andata così. La regola in sé non proibiva alle over 28 di giocare ma metteva
dei vincoli pesanti alle società che si trovavano quindi costrette ad eliminare
le “vecchie” per fare spazio in squadra alle giovani (sempre per i paradossi,
solo qualche anno prima vigeva la regola opposta dell’under ovvero che in
squadra c’era l’obbligo di avere tre giocatrici under). Al di là del merito,
dovevano esserci otto giovani e quattro over. Una cosa assurda che offende
il concetto stesso dello sport per cui una persona dovrebbe meritare per la
sua prestazione e non per i suoi dati anagrafici. La rabbia, a quei tempi, era
così tanta che, unita all’impotenza, mi aveva quasi fatto esser felice di
abbandonare la pallavolo. Nota: io fui tagliata sentendomi dire che per l’amica
di dirigente ed allenatore (scarsa ed over) ci sarebbe stato spazio anche in
serie A!
io e la Titti a Vigevano (sullo sfondo la mia barbamamma 💓, a muro n°4 Serena Moneta) |
Quell’addio, comunque, fu un bel
colpo, l’ammetto. Per la prima volta in quindici anni, all’alba dei trenta, non
ci sarebbe stata pallavolo per me. Eppure, il 2013 non lo ricordo per
quel motivo ma per l’arrivo di Cam che, coincidenze della vita, arrivò
il 19 Ottobre: proprio il weekend in cui iniziava solitamente il campionato di
pallavolo!
Per due anni la pallavolo per me
non esistette quasi più: faticavo anche a guardarla in televisione. Però, a
parte l’amarezza iniziale, iniziai a godere del mio nuovo tempo libero.
La passione però può diminuire ma
non scemare del tutto e quando un’amica mi disse che una squadra delle
divisioni cercava proprio un centrale ed un’alzatrice.... cedetti al
richiamo del Mio Sport. Ad inizio 2016 ripresi così a giocare e in
verità fu un’esperienza pessima: le compagne ci vissero come corpi estranei e dimostrarono
quanto la loro limitatezza tecnica fosse anche mentale. Tutte tranne una: Maria
non dimenticherò mai le tue parole a fine anno, grazie.
Nonostante alcuni di quegli
elementi dediti all’alcool, più che alla pallavolo, la passione per il mio
sport era tornata in tutta la sua prepotenza ed insieme alla Titti decisi di
accettare la proposta di Carugate che voleva fare la promozione con la sua
serie D. Il tentativo durò poco perché il 19 Novembre 2016, dopo poco
più di un mese dall’inizio nel campionato e nella mia partita record di punti
(26 in due set e mezzo), mi ruppi il crociato. Disperazione e fine
della “carriera”. Già ad inizio anno avevo detto che sarebbe stato l’ultimo
in cui avrei giocato ma finire così, trasportata fuori a braccia e devastata dalle
lacrime fu una bella botta. Ed è questa la seconda volta che dissi addio,
questa volta definitivamente, alla pallavolo giocata. Rimane però un originalissimo Titti di tutta la squadra:
Pallavolo giocata però perché alla fine in palestra mi è sempre piaciuto stare e nel 2018 ho pensato: chissà come sarebbe stare dall’”altra parte della pallavolo ovvero allenare?
Allenare è totalmente diverso,
spesso ci si sente impotenti perché non si può più aiutare la squadra con le
proprie azioni tecniche ma solo con le proprie parole, pensieri, concetti. Ho
dovuto rimettermi a studiare: ho letto libri, ho fatto corsi, ho guardato
migliaia di video, ho seguito anche lezioni straniere ma soprattutto ho provato
a mettere la stessa passione che avevo per la pallavolo giocata nella pallavolo
allenata. È stato difficilissimo: ma mi sono divertita e ho ottenuto delle belle
soddisfazioni nell’allenare le (mie) ragazze di Carugate. Tante volte sotto le
foto di squadra loro scrivevano un concetto speciale: #wearefamily. Perché una
(vera) squadra è così: si fatica e ci si diverte, insieme, nonostante tutto.
foto che testimonia tante cose: gioia, unione, soddisfazione, supporto, passione, sport e... voi cosa ci vedete? |
Sono tornata a stare bene con la
pallavolo, vogliosa di scoprire cose nuove e di farle fare in palestra. E i
progetti non erano mica finiti, il mio entusiasmo non si era spento ma… non
posso comunque allenare perché ogni tesserato delle società deve avere il GP (o
vaccino o tampone ogni 48h!).
Possibile che davvero dovessi
dire addio alla pallavolo così? Per la terza volta?
Sono una persona sana, fino a
prova contraria, a cui hanno tolto diritti nell’indifferenza (o peggio nel
giubilo) della gente. Ma sono anche una persona coerente con le mie idee ed i
miei principi e non ho accettato di farmi ricattare da una decisione
incoerente, illegittima e dittatoriale.
La cosa più tragica è stato poi
scoprire che la quasi totalità delle atlete della società, persone fortemente
minorenni, alcune anche sotto l’età del “vincolo”, hanno continuato l’attività
e sono quindi state tutte massicciamente vaccinate (nonostante in tutto ilmondo, da mesi ormai, si dica che i rischi per queste fasce d’età superino ibenefici).
Solo una mamma di una nostra ex atleta ci ha mandato un messaggio di "solidarietà" e dispiacere. Solo un’altra mamma ci ha scritto la sua titubanza di vaccinare la figlia per farle fare sport (perché per la scuola il gp non serve). WeAreFamily? "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo" - Lev Tolstoj
Magari in futuro la situazione
cambierà e cara Pallavolo ci incontreremo ancora ma questa volta il Ciao
ha il sapore dell’addio.
Detto questo:
- nel 2013 è arrivato Cam
- nel 2017 ho iniziato ad allenare
- nel 2021... Chissà cos'avrà in serbo per me la vita?
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