Porte di cui oggi abbiamo bisogno più che mai, mi verrebbe da dire!
Il libro della Huber, insegnante di buddhismo e scrittrice, è stato pubblicato nel 2000 col titolo originale: Suffering Is Optional.
Del libro "Non è obbligatorio soffrire", edito da OscarMondadori, colpiscono subito due cose: la copertina verde fluo ed il carattere utilizzato per il testo, quasi uno stampatello calligrafico che assomiglia al carattere Bradley Hand ITC che potete trovare in word.
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Dopo una breve prefazione ed una sintetica introduzione, ci sono solo tre capitoli:
- La prima chiave: prestare attenzione a ogni cosa
- la seconda chiave: non credere a niente
- La terza chiave: non prendere niente sul piano personale
Nell'introduzione invece spiega il titolo del libro: "Il Buddha ha insegnato che la sofferenza esiste perché
la vecchiaia, la malattia e la morte sono inevitabili. Un altro modo di descrivere la sofferenza è: volere quello che non si possiede, non essere soddisfatti di quel che si ha, essere separati da quelli o da ciò che si ama ed essere costretti a tollerare quello o quelli che non ci piacciono".Ed aggiunge: "Siamo condizionati a credere all'illusione che, per essere accettati, dobbiamo distoglierci dalle nostre inclinazioni e seguire le regole prescritte dalla società".
Già a pagina dodici dà dei consigli per mettere fine alla sofferenza:
- Meditare
- Fare esercizi di attenzione/consapevolezza
- Fare ritiri di silenzio (o se solo più persone li facessero..!
- Unirsi ad un gruppo di meditazione
- Abbandonare un'abitudine
- Chi focalizza l'attenzione su quello che c'è di sbagliato vive in un mare d'imperfezione
- Focalizzarsi sulla mancanza crea una vita di depravazione
- Concentrarsi sulla violenza crea la paura del pericolo
- La supposizione è il velo dell'ignoranza: impedisce di vedere quel che è, e di accorgerci di quello che porta alla sofferenza
- c'è solo la vita che hai e molte persone sprecano la loro perché permettono all'egocentrismo di barattare quel che è con quello che "dovrebbe" essere
- Se aspettiamo di essere malati per prenderci cura della nostra salute, se rimandiamo di occuparci del benessere fisico finché non abbiamo perso la forma, di occuparci delle nostre relazioni finché le persone non ci lasciano, la vita sarà molto dura
- "noi crediamo per non affrontare il fatto molto scomodo (per l'egocentrismo) che non sappiamo""Nella nostra cultura, condividiamo la supposizione che se abbastanza persone credono a qualcosa, questo qualcosa deve essere vero"
- come può migliorare il mondo se io divento crudele come risposta alla sofferenza per la crudeltà degli altri?
- la cosa che ci rende tanto ansiosi e insicuri sia che anziché affrontare il non sapere, preferiamo credere che qualcosa che sappiamo non sia vero
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