Questo graphic novel di Fido Nesti, artista brasiliano, penso possa attrarre i lettori più pigri, quelli che "i libri vecchi e pesanti non li voglio leggere" ma in verità penso sia più adatto a chi ha già letto l'originale di Orwell.
Avete presente la diatriba se sia meglio un libro o la sua trasposizione cinematografica? Anche in questo caso possiamo farci la domanda (cambiando cinema con fumetto) ma per me, ancora una volta, vince l'originale ovvero il libro.
L'opera di Nesti però è bella, a partire dalla sua copertina giocata sui colori rosso, grigio e panna
La forza di questa versione di "1984" a fumetti è che alle parole sono affiancate immagini in grado di rafforzare enormemente i concetti di questa storia sempre più tragicamente attuale.
I colori scelti da Nesti per le sue scene sono volutamente cupi e saturi, a volte si fa perfino fatica a rilevare le parole dagli sfondi.
I personaggi sono disegnati in modo grottesco, con pochi lineamenti e rughe accentuate, quasi sempre in smorfie di tristezza e dolore.
Questo adattamento di Nesti è lungo circa 220 pagine e pesa quasi mezzo chilogrammo, un tomo imponente che sarà sicuramente un regalo apprezzato per tutti gli amanti dei graphic novel.
Shivers che letteralmente significa brividi e questa nuovissima canzone di Ed Sheeran parla proprio dei brividi che si provano quando ci innamoriamo di qualcuno, brividi come il fuoco e soprattutto quella sensazione che potrebbe accadere di tutto ma non riusciremmo a staccarci da chi ha preso una freccia dal nostro cuore. "I wanna drink that smile" ovvero vorrei bere quel sorriso, rende bene l'idea di quanto descriva la sensazione di quando si è presi da qualcuno, no? Ed ora il video della canzone!
Ooh, mi piace quando lo fai così E quando sei vicino, fammi venire i brividi Oh, piccola, vuoi ballare finché la luce del sole non si spezza E quando dicono che la festa è finita, la riportiamo subito indietro E noi diciamo, ooh, mi piace quando lo fai così E quando sei vicino, fammi venire i brividi Oh, piccola, vuoi ballare finché la luce del sole non si spezza
Ooh, I love it when you do it like that And when you're close up, gives me the shivers Oh, baby, you wanna dance 'til the sunlight cracks?
Una canzone con doppia personalità. La prima parte fa pensare che la traccia impostata sia stato un errore, sembra una nenia che da BE non ti aspetti però se avete pazienza di ascoltarla fino al minuto 2'28" be allora tutto cambia.
"Happier than ever" sono davvero due canzoni in una e vi posso assicurare che dopo un po' di ascolti vi piacerà anche la prima parte. La seconda però è un vero spettacolo, mi piace tantissimo e la ascolterei decine di volte in loop!
Tra le isole croate che mi sono piaciute di più una menzione speciale la merita sicuramente quella di Pasman!
Situata nell'arcipelago di Zadar, collegata alla vicina Ugljan da un ponte, Pasman è consigliata a quelle persone che cercano ancora la Croazia autentica fatta di mare pulito e poco turismo.
Sono arrivata a Pasman sbarcando dal piccolo porto di Tkon (partenza da Biograd na Muru) e mentre guidavo lungo la sua via principale ho visto su una collina un profilo che mi ha incuriosita e che ho raggiunto qualche giorno dopo.
Ogni volta che calava la sera vedevo in lontanza, dal balcone della mia bellissima casa a Zdrelac, quella sagoma di una Chiesa e mi chiedevo come ci si facesse ad arrivare. Basta fare attenzione ai cartelli marroni e seguire le indicazioni per Gospe ad Loreta (se avete il navigatore potete inserire queste coordinate: 43.99556108830214, 15.284770206003305 o inserire Crkva Gospa od Loreta su Google).
Titti, Cam ed io alla Gospa ad Loreta (Pasman)
Qui il video che ho girato lungo la strada che portava a questa chiesetta posta in uno dei punti più alti ed emozionanti dell'isola di Pasman:
"Le tre chiavi che aprono la porta della libertà e della gioia"
Porte di cui oggi abbiamo bisogno più che mai, mi verrebbe da dire!
Il libro della Huber, insegnante di buddhismo e scrittrice, è stato pubblicato nel 2000 col titolo originale: Suffering Is Optional.
Del libro "Non è obbligatorio soffrire", edito da OscarMondadori, colpiscono subito due cose: la copertina verde fluo ed il carattere utilizzato per il testo, quasi uno stampatello calligrafico che assomiglia al carattere Bradley Hand ITC che potete trovare in word.
Dopo una breve prefazione ed una sintetica introduzione, ci sono solo tre capitoli:
La prima chiave: prestare attenzione a ogni cosa
la seconda chiave: non credere a niente
La terza chiave: non prendere niente sul piano personale
Nella prefazione Huber spiega subito che questo testo è il "risultato di un gruppo di lavoro on-line durato dodici settimane nella primavera del 2000 con più di 550 partecipanti. Ogni settimana, venivano assegnate via e-mail due consegne. Gli iscritti, dopo aver fatto gli esercizi, mi scrivevano cosa avevano notato".
Nell'introduzione invece spiega il titolo del libro: "Il Buddha ha insegnato che la sofferenza esiste perché
La canzone è carina ma è il video che colpirà l'immaginario: LN interpreta un giocatore di football americano che ammicca ad un compagno con cui poco dopo fa sesso in spogliatoio (lasciando una scia di vestiti rosa per terra). Un video abbastanza esplicito ai limiti del porno in cui i due protagonisti si ritrovano di notte in un bosco in stile I segreti di Brokeback Mountaine "dormono" in una tenda; quando tornano a casa e LN va a prendere il suo bello scopre che… è sposato con una donna e ha un figlio!
Gay-dramma in tutto e per tutto ma la scena clou arriva nel finale quando si vede una sposa avanzare nella navata di una chiesa col suo bel vestito candido e si scopre che è Lil Nas e che si sposa con una chitarra ovvero con la musica.
Se pensavate quindi che Industry baby fosse un video provocatorio, di questo cosa pensate? Scrivetemelo nei commenti!
Il sax è o non è lo strumento musicale più sexy di tutti?
Ma soprattutto: uno strumento musicale può essere sexy?
Be datevi la risposta da sole ascoltando questo pezzo di Jimmy Sax!!!
Parte dal 39° secondo una saetta che trafigge il cuore e che crea subito dipendenza. Opus da mettere in loop senza staccare gli occhi da quel Fenomeno che è Jimmy Say che all'alba dei due minuti penso sia già riuscito a conquistare tutti. O no?
Fatemi sapere se conoscevate già questo pezzo ed il suo interprete
ps
l'8 ottobre esce il suo album
per chi non riuscisse più fare a meno di ascoltare questo brano vi riporto la versione di Eric Prydz
puntate di breve durata (dai dieci ai venti minuti)
fantascienza
ricorda Black Mirror
mette ansia
In totale sono 26 episodi, divisi in due volumi.
A parte qualche sporadica puntata con attori in carne ed ossa, tutto il resto è girato con inquietanti tecniche computerizzate che ricreano non solo ambienti in modo super realistico ma anche personaggi ultra definiti, difficilmente distinguibili da attori umani!
Death Love Robots tv l'ho vista in compagnia e non è stata accolta da tutti molto favorevolmente poiché le scene di violenza sono veramente tante. Alcune puntate poi sono anche sessualmente esplicite. Un pene in versione cartone animato è meno volgare di un pene reale?
A me è piaciuta l'originalità di alcune sceneggiature, l'osservare fino a dove possa spingersi la creatività.
qui le recensioni di nove puntate:
tre robots - in un futuro apocalittico in cui l'umanità è scomparsa dalla Terra, tre robot arrivano per una sorta di tour
Siete in vacanza in Croazia e volete passare una giornata al mare ma facendo anche qualcosa di culturale? Bene allora la passeggiata verso il Fort St. Nikole, patrimonio dell'Unesco, fa per voi!
La decima stagione di American Horror Story (AHS) concentra alcuni tra gli elementi di maggior presa delle stagioni precedenti:
casa infestata (come nella prima stagione )
bambina che "vede" i morti (come nella X stagione Hotel)
con alcuni grandi classici della storia dei racconti dell'orrore: i vampiri.
La particolarità di questa decima stagione di AHS è che è divisa in due parti: Red Tide (sei episodi) e Death Valley ( ? episodi).
Il cast è composto da alcuni degli attori più amati di questa serie tv americana, tra cui gli storici: Evan Peters, Sarah Paulson, Frances Conroy, Lily Rabe ed una new entry che potrebbe spiazzare gli spettatori: Macaulay Culkin (il ragazzino di Mamma ho perso l''aereo!).
Ecco a voi la trama di American Horror Story 10:
Una famiglia newyorkese si trasferisce per tre mesi a Cape Cod, paesino del Massachusetts turistico d'estate e deserto d'inverno, per far si che il Harry ritrovi l'ispirazione per scrivere.
La strada per arrivare alla cittadina è disseminata di animali investiti a cui la famiglia non fa molto caso, a parte la bambina che sembra avere un inquietante sesto senso…
Il primo giorno nella nuova casa, enorme come da "protocollo" americano, è inquietante: mamma e figlia vengono inseguite da uno strano uomo pelato e disarticolato che la sera dopo si presenta in casa loro dove
Due nomi da tenere a mente: Alessandro La Fortezza, Andrea Camperio Ciani. Sono due docenti che sono pronti a dimettersi dall’insegnamento perché rifiutano il green pass come strumento di discriminazione sociale. Qui alcune parole che hanno scritto, il primo in una lettera aperta ai suoi studenti, il secondo nella lettera di dimissioni al rettore dell’Università in cui insegna.
«Cari ragazzi, a giugno ci eravamo salutati con un “arrivederci”, invece oggi devo dirvi che forse a settembre a scuola non ci vedremo… Farò il vaccino quando e se sarò convinto che sia la cosa giusta da fare, non certo per andare al ristorante, ad un concerto o dove che sia. Nemmeno per conservare il posto di lavoro. Ricordiamoci che “non di solo pane vivrà l’uomo” (Mt. 4,4) … se anche un domani dovessi decidere di vaccinarmi, oppure se sentissi la necessità di sottopormi ad un tampone diagnostico, non scaricherei comunque il passaporto verde, affinché le mie scelte individuali, quali che siano, non diventino motivo di discriminazione per chi avesse fatto scelte differenti».
«Collega Rettore, (non uso superlativi per ciò che segue), io sottoscritto Andrea Camperio Ciani, professore ordinario di
nelle ultime settimane sono andata
spesso a mangiare al giapponese in diversi ristoranti e purtroppo ho assistito,
in ognuno di loro, a delle scene che mi hanno lasciato perplessa.
Parto dalla più recente in cui,
nel tavolo di fianco, i clienti si lamentavano del fatto che avessero ordinato 5
pezzi di temaki e ne fossero arrivati solo 4. Come però ben sa chi è cliente
abituale degli all you can eat, (ristoranti che si distinguono per
grande quantità di cibo e, a volte, non altrettanto grande qualità) ogni
cliente può ordinare un piatto tutte le volte che vuole. Le persone
di fianco a me però non hanno sottolineato la cosa ai camerieri e hanno deciso
di farne a meno. Arrivati a fine pasto una cameriera si è avvicinata con tre piatti,
lasciandone uno che però loro hanno detto di non aver ordinato e hanno visto negli
altri due, il pezzo che mancava dell’ordine prima. L’hanno fatto presente ma la
cameriera, in evidente difficoltà perché parlava poco italiano, ha indicato dei
tavoli vicini. Non curante della risposta l’uomo al tavolo ha preso il piatto dalle mani
della cameriera, ingaggiando con lei per qualche secondo un tira-e-molla che lo
ha visto vincitore tra lo stupore della cameriera e l’imbarazzo dei commensali.
Quando una compagna di pranzo gli ha fatto presente che era per un altro tavolo
lui ha pure aggiunto: “anche se fosse stato per gli altri l
Testo preso da Facebook e riportato qui integralmente del PROFESSORE FRANCESCO BENOZZO. ORDINARIO DI FILOLOGIA ROMANZA ALL'UNIVERSITA' DI BOLOGNA.
Care colleghe, cari colleghi,
da più di un anno e mezzo mi trovo, direi ormai mio malgrado, in prima linea per combattere la versione monocorde della storia “pandemica”. Ho pubblicato circa 30 interventi di carattere militante, ho pubblicato tre libri – due dei quali tradotti ora in più lingue, l’ultimo dei quali scritto a quattro mani con un professore, Luca Marini, ben più autorevole di me – su un’idea evidentemente non allineata di scienza, dissidenza e poesia. Ho fatto concerti, alcuni credo importanti, per raccontare una storia diversa.
All’Università di Bologna, dove ho – o ho avuto – l’onore di insegnare, sono stato censurato per avere espresso la mia libertà di pensiero dalle stesse autorità accademiche che mi chiedevano di organizzare manifestazioni pubbliche, in nome della libertà di pensiero, per il nostro sventurato studente Patrick Zaki (che un qualche dio benedica te, ragazzo, insieme a chi si trova nella tua condizione in modo anche più anonimo).
Insegno con grande consapevolezza la Filologia sulla cattedra che fu prima di Giosue Carducci e poi di Giovanni Pascoli. In nome di questa consapevolezza, vengo ora al punto, con una premessa. La premessa è che io non ho fiducia in accorpamenti di gruppi, in iniziative, in ricorsi vari. Non ho fiducia nei dibattiti interni. Non ho fiducia nelle class action.
Io ho fiducia negli individui e nella poesia di ciascuno, nella dissidenza individuale e nel mettersi alla prova in prima persona. Io ho fiducia nel vento e nel mare.
Care colleghe, cari colleghi, la cosa più concreta che ora mi viene in mente, in questa prospettiva, e dentro questo scenario oscuro e raccapricciante, è un dissenso individuale. Chi come me non ha e non avrà mai alcun green pass ha già dissentito e dissente, e subirà e subisce le conseguenze discriminatorie del caso che le/gli sono state sentenziate. Non penso ci sia bisogno di altro.
Ma io credo che proprio chi invece possiede un green pass ma possiede anche una visione non settaria della realtà potrebbe diventare adesso l’elemento che il dispositivo di soggiogamento non aveva previsto: potrebbe, come docente, come amministrativo, come parte di una comunità – la Scuola, l’Università – che un tempo è stata il faro e il baluardo per lottare contro le derive autoritarie, e su cui si è fondato il libero pensiero e la felicità dell’uomo, NON RECARSI AL LUOGO DI LAVORO, RIFIUTARE DI INSEGNARE, DI LAVORARE, DI ESSERE COMPLICE DI UN’ISTITUZIONE CHE SI FA PORTAVOCE DI UNA DISCRIMINAZIONE. Potrebbe annunciarlo al proprio direttore, al proprio rettore, al proprio responsabile (figure da cui, in un mondo diverso da quello patetico in cui viviamo, ci si sarebbe aspettati una mossa simile contro le istituzioni!).
È venuto il tempo di capire – e qui mi rivolgo ai rettori, ai direttori di dipartimento, ai dirigenti scolastici, ai coordinatori di iniziative interdisciplinari – se tutte le belle parole sull’inclusione e la diversità, sull’Agenda UNESCO 2030, sulla libertà di pensiero, sullo sviluppo sostenibile, sulla lotta contro ogni discriminazione erano alla fine solo parole. È venuto il tempo di capire se si ha la faccia tosta di presentarsi di fronte ai nostri studenti per insegnare loro qualcosa che ha a che fare con lo spirito critico, nel momento stesso in cui si accetta di farlo rinunciando al proprio spirito critico, esibendo un lasciapassare che rende consapevolmente ridicola ogni prospettiva di autonomia di pensiero.
Care colleghe, cari colleghi, io vi esorto a un gesto di dissidenza individuale. Rispettando ogni opinione che sia contraria alla mia – la mia, intendo, che è fin troppo chiara – vi esorto a chiedere a voi stessi, in coscienza, se ha davvero senso pensare a voi stesse e voi stessi come insegnanti, come docenti, come persone libere in un’istituzione libera, a fronte di questo ricatto che costringe voi a obbedire a una regola insensata e le vostre colleghe e colleghi che non obbediscono a stare fuori dalle aule che anche grazie a loro – e adesso è più chiaro che mai – sono diventate luoghi di pensiero critico e libero.
Care colleghe, cari colleghi, io credo che spetti a noi, ma ora soprattutto a voi, farsi portavoce di quell’idea di civiltà non seriale, non pedissequa, non servile, in nome della quale la Scuola e l’Università erano nate.
Sono certo che verranno tempi migliori. Le acque dei laghi appenninici continuano a incresparsi nelle notti di luna. Un bellissimo autunno indora le faggete azzurre. La verità e la bellezza continueranno in qualche luogo a danzare insieme.
Ci saranno cose che non rimpiangeremo. Ci saranno cose che rimpiangeremo. Ognuno di noi saprà scegliere che cosa rimpiangerà o non rimpiangerà di questi tempi di tenebra. Io credo che molto, o tutto, dipenda da gesti individuali e da scelte chiare. Credo che molto, o tutto, dipenda da voi.
L'avvocato di strada è Michael Brock, associato della Drake & Sweeney, studio legale tra i più noti di Washington. Una mattina Michael va al lavoro come al solito ma un ospite sconvolge la sua giornata e la sua vita. Michael infatti viene rapito, insieme ad altri colleghi, da un homeless in cerca di giustizia. Dopo ore di tensione e trattative, la polizia trova uno spiraglio e fredda il
“Kate”
è uno dei film più recenti aggiunto al catalogo Netflix e ha come
co-protagonista Woody Harrelson, attore classe 1961, divenuto famoso con i
famosissimi film “Proposta indecente” e soprattutto “Natural Born Killers”. La
protagonista di “Kate” è Mary Elizabeth Winstead che personalmente ho trovato poco credibile nel ruolo di assassina (col
taglio di capelli è migliorata).
Di
cosa parla questo film?
“Kate”
è una mix tra “Nikita” e “Leon”: la protagonista è una killer che, poco dopo
aver detto al suo capo di voler abbandonare il suo lavoro, viene avvelenata col
polonio-204 e nelle sue ultime ventiquattro ore di vita va in giro per una
città giapponese a spargere vendetta (con ai piedi le Onitsuka Tiger (bianche)
come Uma Thurman in Kill Bill).
Il
fatto è che una volta visto “Kill Bill”, “Nikita”, “Leon” e qualsiasi altro
film o serie tv sui killer che uccidono su commissione, si è già un po’ visto
tutto. Per dire: la scena che mi è piaciuta più di “Kate” è quando la
protagonista ruba un’auto che si rivela un videogioco ambulante: luci neon la avvolgono
e la fanno risplendere nelle scure e trafficate strade nipponiche. Quindi la
trama di “Kate” è scontata: c’è questa killer dal cuore di ghiaccio e la mano
ferma che si scioglie davanti alla ragazzina a cui aveva ucciso il padre pochi
mesi prima. Pesantemente debilitata dalla sostanza radioattiva, Kate riesce
comunque a trascinarsi per la città facendo fuori una cosa come trenta uomini
da sola (scene violente e molto realistiche, fin troppo forse). Il fatto è che
dopo dieci minuti dall’inizio del film viene detto allo spettatore che la neo-conosciuta
Kate morirà entro 24 ore e quindi ci si chiede già perché si stia guardando un
film la cui protagonista morirà di lì a poco. Ammetto che per alcune decine di
minuti ho pensato (e sperato) che autori e sceneggiatori avessero pensato ad un
antidoto ma – spoiler-
…
l’antidoto non ci sarà e Kate morirà davvero a fine pellicola scoprendo proprio
sul finale di essere stata tradita dal suo amico e capo che l’aveva raccolta
bambina dalla strada per farla diventare una killer. Alla
fine di questo film i sopravvissuti, come gli spettatori, saranno pochi.
Insomma "Kate" è un qualcosa di già visto che non aggiunge nulla di interessante al filone di film delle donne assassine. Peccato, avrebbero sicuramente potuto fare di più.
Progetto di una formazione di infermiere di prima linea
L'ispirazione occitana
La persona e il sacro
Nota sulla soppressione generale dei partiti politici
Studio per una dichiarazione degli obblighi verso l'essere umano
Obbligo e diritto
Israele, Chiesa, Islam: la forza dalla parte di Dio
Pensieri sull'amore, la forza, la giustizia
Il primo testo scelto, quello sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale, è spettacolare se non fosse tremendamente inquietante per l'attualità dei suoi contenuti. Da solo questo testo vale il prezzo del libro (che costa 20€ nuovo).
Le altre pagine scelte le ho trovate meno interessanti ma è stata una lettura diverse dalle mie solite che mi ha arricchita di spunti da approfondire.
Prima di prendere questo libro vi consiglio però di approfondire la conoscenza della persona Simone Weil. Qui vi incollo qualche link per farvene un'idea:
Tutte le informazioni contenute in questo post sono state prese dal sito ufficiale del bookcrossing ovvero www.bookcrossing.com.
"Un libro non solo è un amico, ma vi trova nuovi amici. Possedendo un libro con la mente e con lo spirito ci si arricchisce, ma quando lo si passa a qualcun altro si triplica la propria ricchezza".
— Henry Miller
I libri della mia vita (1969)
Cos' è il BookCrossing?
E' la biblioteca del mondo. E' un social network brillante. E' la celebrazione della letteratura e un posto dove i libri acquistano una nuova vita. Il BookCrossing è l'atto di donare un'identità univoca ad un libro, poiché il libro viene passato da lettore a lettore e può essere controllato quindi può connettere i lettori. Ci sono attualmente1.925.267 BookCrosser e 13.635.082 libri che viaggiano in 132 paesi. La nostra comunità sta cambiando il mondo e toccando vite un libro alla volta.
Qual è la nostra missione?
Molto semplicemente, vorremmo unire le persone attraverso i libri.
Come lo facciamo?
Etichetta. Condividi. Segui. Dai nuova vita ai tuo libri invece di lasciare che i tuo preferiti prendano polvere - passali ad un altro lettore. Il nostro archivio online e il sistema tracciante permettono agli utenti di entrare in contatto con altri lettori, commenti e recensioni, e di scambiare e seguire i propri libri ogni volta che si spostano tramite il “Leggi e rilascia”. Gli utenti sono in grado di
Si sa che, dopo una certa età, la società ci "impone" di abbandonare tutto ciò che è da bambini:
vestiti colorati
libri illustrati
pennarelli e matite
peluches
giochi in generale
eppure come disse George Bernard Shaw: "L'uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare".
E così ho accolto il suggerimento di Grant Snider, autore del (bellissimo) fumetto: "Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei" e dopo anni ho letto un libro per bambini. Grazie ad una cabina del bookcrossing della mia zona ho così preso in mano "Sesto viaggio nel regno della fantasia" di Geronimo Stilton edizioni Piemme.
Cosa dirvi subito? Se avete un figlio piccolo che sa già leggere secondo me è un regalo che dovete assolutamente farvi, entrambi!
Coloratissimo, allegro, fantasioso, sorprendente, il sesto libro della saga di Geronimo Stilton è un piacere per gli occhi, un'occasione per realizzare che la lettura non è sempre e solo un'azione passiva ma un'attività che richiede la partecipazione attiva del giovane (o vecchio lettore). Pensate che, oltre a disegni attraenti e particolari, in questo libro ci sono:
pagine profumate
una ricetta per dei biscotti
le istruzioni per fare un'originale cornice
un attestato che potete esporre se riuscirete nell'impresa (sorridere tutti i giorni per un anno di fila)
Insomma a me è piaciuto questo libro per bambini, l'ho letto in tre giorni e sarei curiosa di leggere anche gli altri adesso!
Quando si cresce ci si trova immersi da responsabilità e pesantezze che ingrigiscono la vita e che a volte potremmo evitare. In un momento storico in cui le belle notizie sono poche ed in cui le letture piacevoli e spensierate ancora meno, un viaggio nella fantasia secondo me è un'occasione che non possiamo lasciar scappare al bambino che eravamo e che è sempre un po' dentro di noi: non lasciamo che i nostri figli, nipoti, amici ingrigiscano prima del tempo!
Ho aspettato qualche giorno a
scrivere su questo ennesimo addio, il terzo nel corso della mia vita, alla
pallavolo.
una Michy quattordicenne alle prese con la sua "specialità": il muro
All’inizio non ci volevo credere
e non ci stavo su a pensare troppo. Poi i giorni sono passati ed è diventato
tragicamente evidente che si: quest’anno non avrei potuto allenare.
Ho scritto di proposito “non
avrei potuto” perché in verità io avrei voluto ma… mi viene impedito in quanto non possiedo il Green Pass
(che d’ora in poi abbrevierò qui in gp).
I pensieri oggi sono davvero
tanti ed ammetto alcuni anche dolorosi.
La prima volta che ho detto addio
alla pallavolo è stato un addio alla pallavolo giocata. Dopo due anni difficili
in quel di Vigevano, facendo la spola da Milano per mantenere anche il mio
lavoro da impiegata, non avevo trovato squadra per la regola delle over.
Già allora una forma di discriminazione, no? Praticamente in ogni squadra di
pallavolo femminile (notare bene femminile perché nella maschile questa
regola non c’era!) non potevano esserci più di quattro atlete over. Over di
che? Over di età, logicamente. La cosa “comica” nella sua tragicità è
che era considerata over una pallavolista sopra i 28 anni. Potete crederci? È
andata così. La regola in sé non proibiva alle over 28 di giocare ma metteva
dei vincoli pesanti alle società che si trovavano quindi costrette ad eliminare
le “vecchie” per fare spazio in squadra alle giovani (sempre per i paradossi,
solo qualche anno prima vigeva la regola opposta dell’under ovvero che in
squadra c’era l’obbligo di avere tre giocatrici under). Al di là del merito,
dovevano esserci otto giovani e quattro over. Una cosa assurda che offende
il concetto stesso dello sport per cui una persona dovrebbe meritare per la
sua prestazione e non per i suoi dati anagrafici. La rabbia, a quei tempi, era
così tanta che, unita all’impotenza, mi aveva quasi fatto esser felice di
abbandonare la pallavolo. Nota: io fui tagliata sentendomi dire che per l’amica
di dirigente ed allenatore (scarsa ed over) ci sarebbe stato spazio anche in
serie A!
io e la Titti a Vigevano (sullo sfondo la mia barbamamma 💓, a muro n°4 Serena Moneta)
Quell’addio, comunque, fu un bel
colpo, l’ammetto. Per la prima volta in quindici anni, all’alba dei trenta, non
ci sarebbe stata pallavolo per me. Eppure, il 2013 non lo ricordo per
quel motivo ma per l’arrivo di Cam che, coincidenze della vita, arrivò
il 19 Ottobre: proprio il weekend in cui iniziava solitamente il campionato di
pallavolo!
Per due anni la pallavolo per me
non esistette quasi più: faticavo anche a guardarla in televisione. Però, a
parte l’amarezza iniziale, iniziai a godere del mio nuovo tempo libero.
La passione però può diminuire ma
non scemare del tutto e quando un’amica mi disse che una squadra delle
divisioni cercava proprio un centrale ed un’alzatrice.... cedetti al
richiamo del Mio Sport. Ad inizio 2016 ripresi così a giocare e in
verità fu un’esperienza pessima: le compagne ci vissero come corpi estranei e dimostrarono
quanto la loro limitatezza tecnica fosse anche mentale. Tutte tranne una: Maria
non dimenticherò mai le tue parole a fine anno, grazie.
Nonostante alcuni di quegli
elementi dediti all’alcool, più che alla pallavolo, la passione per il mio
sport era tornata in tutta la sua prepotenza ed insieme alla Titti decisi di
accettare la proposta di Carugate che voleva fare la promozione con la sua
serie D. Il tentativo durò poco perché il 19 Novembre 2016, dopo poco
più di un mese dall’inizio nel campionato e nella mia partita record di punti
(26 in due set e mezzo), mi ruppi il crociato. Disperazione e fine
della “carriera”. Già ad inizio anno avevo detto che sarebbe stato l’ultimo
in cui avrei giocato ma finire così, trasportata fuori a braccia e devastata dalle
lacrime fu una bella botta. Ed è questa la seconda volta che dissi addio,
questa volta definitivamente, alla pallavolo giocata. Rimane però un originalissimo Titti di tutta la squadra:
Pallavolo giocata però perché
alla fine in palestra mi è sempre piaciuto stare e nel 2018 ho pensato: chissà
come sarebbe stare dall’”altra parte della pallavolo ovvero allenare?
Allenare è totalmente diverso,
spesso ci si sente impotenti perché non si può più aiutare la squadra con le
proprie azioni tecniche ma solo con le proprie parole, pensieri, concetti. Ho
dovuto rimettermi a studiare: ho letto libri, ho fatto corsi, ho guardato
migliaia di video, ho seguito anche lezioni straniere ma soprattutto ho provato
a mettere la stessa passione che avevo per la pallavolo giocata nella pallavolo
allenata. È stato difficilissimo: ma mi sono divertita e ho ottenuto delle belle
soddisfazioni nell’allenare le (mie) ragazze di Carugate. Tante volte sotto le
foto di squadra loro scrivevano un concetto speciale: #wearefamily. Perché una
(vera) squadra è così: si fatica e ci si diverte, insieme, nonostante tutto.
foto che testimonia tante cose: gioia, unione, soddisfazione, supporto, passione, sport e... voi cosa ci vedete?
Sono tornata a stare bene con la
pallavolo, vogliosa di scoprire cose nuove e di farle fare in palestra. E i
progetti non erano mica finiti, il mio entusiasmo non si era spento ma… non
posso comunque allenare perché ogni tesserato delle società deve avere il GP (o
vaccino o tampone ogni 48h!).
Possibile che davvero dovessi
dire addio alla pallavolo così? Per la terza volta?
Sono una persona sana, fino a
prova contraria, a cui hanno tolto diritti nell’indifferenza (o peggio nel
giubilo) della gente. Ma sono anche una persona coerente con le mie idee ed i
miei principi e non ho accettato di farmi ricattare da una decisione
incoerente, illegittima e dittatoriale.
Solo una mamma di una nostra ex
atleta ci ha mandato un messaggio di "solidarietà" e dispiacere. Solo un’altra mamma ci ha
scritto la sua titubanza di vaccinare la figlia per farle fare sport (perché
per la scuola il gp non serve). WeAreFamily? "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo" - Lev Tolstoj
Fortunatamente nella vita tutti
sono utili ma nessuno indispensabile. Speriamo solo di non fare la fine di Hatshepsut
(il Faraone – donna – cancellato dalla Storia)!
Magari in futuro la situazione
cambierà e cara Pallavolo ci incontreremo ancora ma questa volta il Ciao
ha il sapore dell’addio.
Detto questo:
nel 2013 è arrivato Cam
nel 2017 ho iniziato ad allenare
nel 2021... Chissà cos'avrà in serbo per me la vita?
Dopotutto non si dice che "chiusa una porta si apre un portone"?
Saluto così i miei conoscenti invidiosi/pecoroni/beceri - facendovi pure il gesto dell'India (se non sapete com'è vi giro un tutorial)
La pandemia ha colpito anche le serie tv costrette a dilatare enormemente le tempistiche di produzione ma finalmente è uscita tutta la quinta stagione di una delle serie tv più amate degli ultimi anni: la Casa di carta (Casa de Papel).
Partita in sordina e senza grosse pretese, la Casa di Carta ha conquistato Spagna e mondo intero diventando non solo una delle serie tv spagnole più viste di sempre ma in generale una delle serie tv più viste nella storia (grazie alla sua diffusione su Netflix).
Il tre settembre sono uscite le prime cinque puntate della quinta stagione che si preannunciava già una delle più intense e spettacolari. E così è stato. E il 3 dicembre sono uscite le ultime cinque. Qui vi allego comunque i riassunti delle varie stagioni:
Come anticipatovi nel titolo, in questa quinta stagione de La casa di Carta, ci abbandona uno dei personaggi più amati ma se non volete perdervi la sorpresa: non leggete oltre!
La situazione all'interno della Banca di Spagna diventa sempre più difficile dopo che Nairobi è stata uccisa e il professore non risponde alle chiamate dei suoi soci perché è stato messo ko da