lunedì 20 aprile 2020

Giorgio Agamben - una domanda

immagine dal sito www.vectorstock.com
Ciao a tutti, 
iniziamo questa nuova ed ennesima settimana di reclusione forzata con un articolo che ho trovato molto interessante scritto da Giorgio Agamben ed intitolato una domanda che trovate cliccando su questo link: una domanda.
E la domanda che si pone Agamben qual è?

Com’è potuto avvenire che un intero paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia?

Il suo pensiero Agamben lo esprime fin da subito nel suo articolo che apre infatti con questa citazione:

La peste segnò per la città l’inizio della corruzione… Nessuno era più disposto a perseverare in quello che prima giudicava essere il bene, perché credeva che poteva forse morire prima di raggiungerlo.
Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 53

Vi sembra una situazione familiare?

Agamben addirittura scrive così: "la soglia che separa l’umanità dalla barbarie è stata oltrepassata". 

E cita poi la facilità con cui la popolazione italiana ha accettato di far cremare in massa i suoi morti e sopratutto di non partecipare più ai funerali!!! Se ve l'avessero detto tre mesi fa: niente funerale per tua madre, per tua nonna, per tuo zio penso che
vi saresti alzati in coro indignati gridando alla mancanza di valori e rispetto e sono sicura anche che avreste eliminato dalla vostra vita chi aveva solamente osato dirvi una cosa simile. Oggi invece?

Il secondo punto che elenca Agamben è questo: "Abbiamo poi accettato senza farci troppi problemi, soltanto in nome di un rischio che non era possibile precisare, di limitare in misura che non era mai avvenuta prima nella storia del paese, nemmeno durante le due guerre mondiali (il coprifuoco durante la guerra era limitato a certe ore) la nostra libertà di movimento. Abbiamo conseguentemente accettato, soltanto in nome di un rischio che non era possibile precisare, di sospendere di fatto i nostri rapporti di amicizia e di amore, perché il nostro prossimo era diventato una possibile fonte di contagio".
Eh si avete capito bene: alcuni (troppi) hanno accettato di limitare la propria libertà di movimento come mai capitato prima, neanche in guerra! E vogliamo poi parlare della totale sospensione dei rapporti di amicizia ed amore, ognuno confinato nella propria casa con quello slogan idiota "distanti ma uniti"?

Vi saluto con l'ultimo pezzo dell'articolo di Giorgio Agamben: So che ci sarà immancabilmente qualcuno che risponderà che il pur grave sacrificio è stato fatto in nome di principi morali. A costoro vorrei ricordare che Eichmann ( militare, funzionario e criminale di guerra tedesco considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista), apparentemente in buon fede, non si stancava di ripetere che aveva fatto quello che aveva fatto secondo coscienza, per obbedire a quelli che riteneva essere i precetti della morale kantiana. Una norma, che affermi che si deve rinunciare al bene per salvare il bene, è altrettanto falsa e contraddittoria di quella che, per proteggere la libertà, impone di rinunciare alla libertà.

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