L’estate scorsa mia madre
è andata casualmente a fare degli esami del sangue e… è stata ricoverata subito
in ospedale. Controlli, prelievi e la brutta notizia di un tumore. Ci era già
passata più di cinque anni fa, aveva fatto delle cure e delle operazioni e aveva
appena finito il protocollo per il tumore al seno che le è venuto all’intestino.
Di nuovo esami, di nuovo chemio, di nuovo radio ed un’operazione. Di nuovo l’Istituto
dei tumori, di nuovo l’ansia dell’operazione e di nuovo il colloquio con i
chirurghi. In quei giorni nell’ospedale di Milano si sono incontrare più vite e
famiglie. Durante l’orario di visita c’era il corridoio pieno, tra parenti ci
chiamavano il “gruppo vacanze Piemonte” perché c’era tantissima gente, perché molti
ricoverati erano di altre regioni (Sardegna, Calabria, Toscana) ed erano accompagnati da decine di parenti. Quando uscivi
dall’ascensore la vista si apriva sul corridoio pieno di facce che volevano
farsi forza, una solidarietà ed empatia trovata raramente nella vita quotidiana.
L’operazione di mia madre
è andata bene, meglio del previsto. Non le è stato messo il sacchettino e
ricordo che quando ho visto il chirurgo non mi sono preoccupata della privacy e
delle venti persone dietro di me e gli ho chiesto solo mi dica tutto. Lui era più
giovane di me, ci ha sorriso e rassicurato dicendo che
mia madre (e la sua mole) l’avevano
fatto faticare molto ma che era andato tutto bene. In corridoio eravamo sollevati, tutti!
Mia madre si è ripresa
bene: già il giorno dopo si è alzata, due giorni dopo camminava per il corridoio
con la sua vestaglia rosa (!) ed i mille sacchetti dei cateteri e delle flebo.
Andavamo in quel corridoio pieno di sentimenti contrastanti e tutti erano
felici per la sua ripresa, per il suo buon esito, tutti avevano una parola
carina per incoraggiarla o per lodare ogni suo piccolo progresso; c’erano tanti sorrisi, nonostante tutto.
Eh si perché in un
reparto di malati di tumori non sempre è facile sorridere ed invece noi eravamo
il gruppo vacanze Piemonte! Tra le persone in attesa di essere operate c’erano
due ragazzi quasi miei coetanei. Simpatici, educati, mi
chiedevano sempre affettuosamente di mia madre: oramai quasi una mascotte. Tutte
e due le operazioni dei ragazzi non sono andate come preventivato, sono durate
molto di più ed in un caso hanno potuto solo constatare che non c’era più nulla
da fare. Il clima in corridoio è completamente cambiato. Niente più battute,
niente più incoraggiamenti, come se la forza della vita fosse scivolata via:
nessuno se la sentiva neanche più di parlare. Il corridoio è diventato triste,
appena si usciva dall’ascensore si camminava in fretta, le domande erano troppo
pesanti, la realtà troppo difficile, dura ed ingiusta da accettare.
Dopo una settimana mia
madre è stata dimessa, è tornata a casa e ha riiniziato altre cure, continua a
dover fare tac e risonanze ogni quattro mesi è una routine che mette l’ansia ma
a cui è impossibile sottrarsi, è la vita che continua nonostante tutto nella
speranza di non essere colpiti ancora.
Ieri sera però una
persona di quel gruppo è morta, un ragazzo del "gruppo vacanze Piemonte", col suo
sorriso pacato e la sua famiglia numerosa, una moglie giovanissima ed una figlia
di pochi anni. Se ne è andato resistendo, attaccandosi più che poteva alla
vita, vivendo più di quanto gli avevano pronosticato. Aveva compiuto 30 anni il
mese scorso.
Ricordo che prima di
lasciare l’ospedale l’avevo intravisto in camera sua, aveva gli occhi velati di
pensieri eppure, con la cannula nel naso, parlando a fatica e lottando con la
tosse era riuscito a dirmi: "tua madre è una roccia", facendomi il segno di pollice
su.
E' a lui e alla sua famiglia che va il mio pensiero e le mie più sentite condoglianze, le parole di sua moglie su facebook sono state una delle dichiarazioni d'amore più belle io abbia mai letto.
Ciao Alessandro, sei stato una roccia anche tu!
Ciao Alessandro.
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