lunedì 7 gennaio 2019

Bestie da vittoria - Danilo Di Luca

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immagine dal sito www.lafeltrinelli.it

Il racconto della vita di Danilo Di Luca, ciclista professionista: dai sogni di bambino alla disperazione di uomo adulto con un triste primato: il primo sportivo italiano ad essere radiato!
Nel mezzo corse, salite, punture, ormoni, litigi, fregature ed una passione esagerata per il suo sport.

"Bestie da vittoria" l'ho finito in pochi giorni e devo dire che ha un pregio: Di Luca non si auto-commisera. E' si il libro di un dopato ma... non credo proprio sia stato l'unico a farlo in quello sport che, da sportiva, trovo tra i più faticosi: come possono pensare che si creda che i ciclisti non si dopino quando fanno gare massacranti tipo il giro d'Italia che ha oltre venti tappe con circa 250 km giornalieri?

Certo Di Luca non ne esce molto bene però io non lo considero uno sportivo di serie B. Sono convinta che nello sport professionistico, quindi nel suo livello più alto, ci siano tanti e tali costrizioni da far smettere a volte di avere il contatto con la realtà e di non  capire quando è arrivato il limite ed il momento di fermarsi. 

Nel libro di Di Luca ho percepito la sua passione, la sua determinazione e a volte anche la sua ottusità; e devo dire che l'ho anche ammirato nonostante nel libro abbia non cerchi mai l'approvazione. Il suo è un racconto crudo, semplice e diretto e penso possa essere un libro interessante per ogni sportivo.

In "Bestie da vittoria" Di Luca spiega come funzionava il ciclismo e le "cure" per rimanere ai vertici (facendo i nomi dei medicinalie e le quantità usate) ma ci sono anche descrizioni emozionanti di quando era un bambino e sognava una bici d'oro o di rendere orgogliosa sua mamma con cui guardava le imprese dei campioni in tv. Perché il doping vero per ogni sportivo è la vittoria, la sua ricerca e la sua conquista. C'è il racconto di come la vita di un'atleta sia scandita da sacrifici, sia fisici che mentali, con delle regole rigide che organizzano una giornata dopo l'altra (ad esempio un ciclista passa 330 giorni in sella su 365!). Ci sono le visite dei dottori, le sacche di sangue, le ricerche su internet, le iniezioni fai-da-te, il cuore che sembra scoppiare, le gambe rigide, i giri con gli amici, le vacanze senza prendere il sole, le invidie, i boicottaggi, i falsi amici, gli ipocriti e perfino le manomissioni alle biciclette!

Sono poche le persone che Di Luca stima nell'ambiente e tra tutti i ciclisti sicuramente le parole migliori sono riservate per Pantani: il migliore con o senza doping.

Verso la fine del libro Di Luca, in merito alla radiazione, scrive: "Mollo tutto, ingrano un'altra marcia ed è più facile di quanto mi sia mai aspettato". Questo l'ho trovato credibile perché dopo una vita sacrificata per lo sport, passata a dire bugie a colleghi e familiari, anche situazioni drammatiche possono rivelarsi liberatorie.

Di Luca ciclista è finito ma l'uomo esiste ancora e nessuno potrà cancellare quello che ha vinto e sopratutto quello che è stato per lui il ciclismo. 

Citazioni:
"la bici è la mia cosa speciale. Da quel momento non ci sono state più feste di compleanno, comunioni, sabati pomeriggio con gli amici, niente di niente, solo la bici".


 "(il ciclismo) mi ha dato una carta d'identità con cui presentarmi al mondo... alle gare ero qualcuno".


"Quello che ti fa vincere è l'allineamento mente corpo. Forte personalità, forte convinzione, forte autostima".


 "Non costruisci le vittorie quando sei al massimo della condizione, le costruisci quando sei fuori forma, quando soffri come un cane ma non molli..."

2 commenti:

  1. La mia bici è la mia cosa speciale. Ogni atleta ha nel suo sport la sua cosa speciale e per questa cosa si è davvero capaci di rinunciare a tutto.
    Mi hai fatto venire voglia di leggerlo.

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    Risposte
    1. Ciao Tiziana Mantegazza
      sono sicura che, da sportiva, questo libro piacerebbe molto anche a te. Poi lui è un tipino che non lascia certo indifferenti! Se vuoi te lo presto ;-)

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