commento di Umberto Eco riguardo a Maus di Art Spiegelman |
immagine dal sito www.amazon.com |
Spiegelman è riuscito in qualcosa che era un mio sogno da bambina: intervistare un sopravvissuto della Seconda Guerra Mondiale, guardarlo negli occhi e provare a capire cosa è stato anzi... come è stato possibile non solo che tutto quello sia successo ma che qualcuno sia sopravvissuto e abbia avuto la forza di raccontarlo.
Maus è più di un fumetto, è qualcosa che ti tocca dentro.
Può un fumetto parlare della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto ed essere credibile? Maus di Art Spiegelman ci riesce e come disse Eco fa commuovere e piangere (più volte). Ma Maus non è solo
una storia sullo sterminio degli ebrei è anche il racconto del difficile rapporto tra un padre sopravvissuto a quell'incubo ed un figlio nato nel dopoguerra che quasi si vergogna di quel padre che parla come un immigrato e che nonostante quello che ha vissuto parla e si comporta come un... razzista qualunque!
una storia sullo sterminio degli ebrei è anche il racconto del difficile rapporto tra un padre sopravvissuto a quell'incubo ed un figlio nato nel dopoguerra che quasi si vergogna di quel padre che parla come un immigrato e che nonostante quello che ha vissuto parla e si comporta come un... razzista qualunque!
Ci sono delle vignette in Maus che fanno stare male, che fanno davvero piangere e riflettere su come tali atrocità siano state possibili e sopratutto, almeno per me, su come sia esistita gente capace di sopravvivere a mali neanche immaginabili.
C'è una scena poi che mi ha colpito, quando Art va dall'analista e quello gli chiede se lui ammira suo padre perché sopravvissuto e perché vincente. Il dottore (lo) fa riflettere sul fatto che non sono stati i migliori, i più ammirevoli, a sopravvivere ma i più fortunati, quelli baciati dal caso. Perché in una tragedia come la guerra è il caso che comanda e smista tra vincenti e perdenti.
Credo che Maus sia un fumetto che tutti dovrebbero leggere sopratutto ora che la guerra, almeno nel nostro Paese, ci sembra così lontana, quasi un tema noioso da studiare nell'ora di scuola.
Quando ero alle medie la mia professoressa di Italiano e Storia ci diede un compito: intervistare qualcuno che avesse vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Era il 1996 ed io avevo tredici anni. I miei genitori erano nati pochi anni dopo la fine della guerra e avevo solo una nonna ancora in vita che ogni tanto mi raccontava alcuni episodi vissuti in quegli anni (lei era classe 1926). Scelsi però il papà di un amico di mio padre, un coetaneo di mia nonna. Insieme al mio amico Antonio andai da quel signore col mio bel quaderno a righe e qualche domanda di riferimento dettata a scuola: Quando era nato? Dove? ecc. Poi la prof.ssa aveva lasciato a noi carta bianca per l'intervista e ricordo come quella missione mi avesse entusiasmata: mi sentivo una giornalista pronta a raccontare la Storia! Iniziai così in modo giocoso ed incessante, domande a raffica, quasi senza dar peso alle risposte (non perché non fossi interessata ma perché ero più concentrata sul compito che sull'intervistato). Ad un certo punto il signore mi raccontò del "Pippo", un aereo italiano che passava basso sopra i palazzi per avvisare che stava per arrivare un aereo nemico pronto a bombardare. Il Pippo aveva una sirena così da avvisare le persone di mettersi in posti sicuri (spesso dei rifugi sotterranei). Mentre ero li tutta concentrata a scrivere cercando di non lasciare indietro neanche una parola avvertii un silenzio. Il signore aveva smesso di parlare e aveva il "magone", si toccava la bocca e guardava in basso. Ricordo che io e Antonio ci bloccammo sorpresi da quell'uomo adulto (anzi anziano) che stava piangendo davanti a noi.
Non andammo oltre, non riuscimmo a farlo. La sua emozione, il ricordo che era venuto a galla e che io non avevo notato fino ad allora perché era solo un compito, era solo Storia, era solo il giocare a fare la giornalista mi colpì a tal punto da farmi sentire uno schifo. Non tanto per averlo fatto piangere ma per essere stata superficiale, per non aver capito che, anche a distanza di cinquant'anni , un'esperienza poteva rivivere in una persona facendola soffrire ancora anche dopo tutto quel tempo.
Anche ora ricordo quel momento quando incontrai la Storia e ne fui investita senza avere le capacità per affrontarla pienamente. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo ora quell'uomo, confrontarmi da adulta e rispettare maggiormente la sua emozione ma come molti suoi coetanei non è più su questa Terra insieme a me.
Maus è un fumetto bellissimo che vi consiglio assolutamente.
Anche ora ricordo quel momento quando incontrai la Storia e ne fui investita senza avere le capacità per affrontarla pienamente. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo ora quell'uomo, confrontarmi da adulta e rispettare maggiormente la sua emozione ma come molti suoi coetanei non è più su questa Terra insieme a me.
Maus è un fumetto bellissimo che vi consiglio assolutamente.
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