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| immagine dal sito http://www.allthingscanid.org |
Una leggenda africana narra che all'origine del mondo ci fu una guerra tra dei. Nessuno riusciva a prevalere sull'altro fino a quando, dopo un'incredibile tempesta, Nyamurairi si appropriò del fuoco e divenne il re degli dei.
Nyamurairi scelse un cane per curare il fuoco affinché non si spegnesse mai ne venisse mai rubato ma l'animale non amava quel compito e decise di scappare. Il dio impiegò molto tempo per ritrovare il cane e per non permettergli più di scappare lo
legò ad una porta. Spesso poi Nyamurairi scalciava il cane che si ritrovò così schiavo di un compito ed una vita infelici.
legò ad una porta. Spesso poi Nyamurairi scalciava il cane che si ritrovò così schiavo di un compito ed una vita infelici.
Un giorno un cacciatore arrivò vicino alla casa di Nyamurairi in cui però c'era solo il cane che assomigliava ad un basenji e che si chiamava Rukuba. Quando il cacciatore vide il fuoco e il cane incatenato gli chiese cosa fosse e l'animale gli spiegò che quello era il fuoco che dava calore, luce e sicurezza. Nkhango propose al cane di aiutarlo a rubare il fuoco ed in cambio lui lo avrebbe trattato meglio di quanto non facesse Nyamurairi. Rukuba accettò al volo, prese un pezzo di legno lo immerse nel fuoco e scappò con Nkhango al suo villaggio; qui l'uomo condivise il fuoco con gli altri del villaggio e vennero mandati dei messaggeri a portare il fuoco in ogni dove cosicché Nyamurairi si arrese all'evidenza che ormai il fuoco era di tutti e non perseguitò nessuno, ne Rukuba ne nessuna persona. Nkhango trattava benissimo Rukuba e lo mostrava spesso al capo del suo villaggio che chiedeva al cane compiti sempre diversi tra cui quello di fare il messaggero (perché il cane sapeva parlare!) ma l'animale disse chiaramente all'uomo che era onorato delle loro richieste ma il suo desiderio era quello di starsene comodo a... controllare il fuoco e decise che se avesse smesso di parlare con loro quegli non gli avrebbero più assegnato missioni a destra e manca. Rukuba non parlò più e da allora nessun altro basenji si è mai più sentito abbaiare nonostante alcuni studi scientifici abbiano dimostrato che abbia le stesse corde vocali e connessioni neurologiche di tutti gli altri cani; il basenji quindi non abbaia non perché non ne sia capace ma perché sceglie di non farlo!
Questo racconto è tratto dal libro: "E Dio aveva un cane" di Stanley Coren.
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