Storia tratta dal libro di Stanley Coren "E Dio aveva un cane - leggende, racconti e aneddoti sul migliore amico dell'uomo".
Durante un evento Coren si ritrovò con dei colleghi uno dei quali disse che il sentimentalismo per i cani è qualcosa di moderno, frutto del bisogno degli uomini spostatisi in città di
avere qualcuno con cui avere delle interazioni emotive e sociali (visto che spesso si sentono emotivamente isolati nelle città) e che non esisteva nella letteratura menzione di particolari legami tra uomo e cane.
Coren però sfoderò un passo di un poema epico di 28 secoli fa, l'Odissea, che vi riporto qui sotto e vi consiglio di leggere:
Il cane di Odisseo - (Odissea libro XVII, versi 290-329)
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Mentre questo dicevano tra loro, un cane
che stava lì disteso, alzò il capo e le orecchie. Era Argo, il cane di Odisseo, che un tempo egli stesso allevò e mai poté godere nelle cacce, perchè assai presto partì l'eroe per la sacra Ilio. Già contro i cervi e le lepri e le capre selvatiche lo spingevano i giovani; ma ora, lontano dal padrone, giaceva abbandonato sul letame di buoi e muli che presso le porte della reggia era raccolto, fin quando i servi lo portavano sui campi a fecondare il vasto podere di Odisseo. E là Argo giaceva tutto pieno di zecche. E quando Odisseo gli fu vicino, ecco agitò la coda e lasciò ricadere la orecchie; ma ora non poteva accostarsi di più al suo padrone. E Odisseo volse altrove lo sguardo e s'asciugò una lacrima senza farsi vedere da Euméo; e poi così diceva: " Certo è strano , Euméo, che un cane come questo si lasci abbandonato sul letame. Bello è di forme; ma non so se un giorno, oltre che bello, era anche veloce nella corsa, o non era che un cane da convito, di quelli che i padroni allevano solo per il fasto ". E a lui, così rispondevi, Euméo, guardiano di porci: " Questo è il cane d'un uomo che morì lontano. Se ora fosse di forme e di bravura come, partendo per Troia, lo lasciò Odisseo, lo vedresti con meraviglia così veloce e forte. Mai una fiera sfuggiva nel folto della selva quando la cacciava, seguendone abile le orme. Ma ora infelice patisce. Lontano dalla patria è morto il suo Odisseo; e le ancelle, indolenti, non si curano di lui. Di malavoglia lavorano i servi senza il comando dei padroni, poi che Zeus che vede ogni cosa, leva a un uomo metà del suo valore, se il giorno della schiavitù lo coglie ". Così disse, ed entrò nella reggia incontro ai proci. E Argo, che aveva visto Odisseo dopo vent'anni, ecco, fu preso dal Fato della nera morte. |
Tratto dal sito http://www.oretti.it
L'unica lacrima che Odisseo/Ulisse versa nell'intero poema è per il suo cane Argo. Evidentemente anche duemila anni fa tra uomini e cani c'era già qualcosa di speciale.
Citazione di Roger Caras: "noi diamo loro (ai cani ndr) l'amore che ci avanza, il tempo che ci avanza. In cambio i cani ci hanno dato il loro tutto assoluto. E' senza dubbio l'affare migliore che l'uomo abbia mai fatto".
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