168 pagine
del 1890
Trama:
Un giovane giornalista disoccupato vaga per la città. Seduto su una panchina nel parco, osserva la vita scorrergli davanti e si chiede come mai Dio si sia così accanito contro di lui. Costretto a vendere i suoi beni più cari per racimolare qualche spicciolo per comprarsi da mangiare, cammina senza meta cercando di
scrivere qualcosa di buono da poter vendere ai giornali. Il digiuno però gli toglie forze ed idee e il freddo del suo appartamento non gli da un attimo di tregua. Iniziano quindi a farsi spazio nella sua mente strani pensieri e spesso perde il controllo in preda ai morsi della fame. Finisce quindi in una lunga spirale di delirio che lo porta a mentire a tutti quelli che incontra ma sopratutto... a se stesso.
scrivere qualcosa di buono da poter vendere ai giornali. Il digiuno però gli toglie forze ed idee e il freddo del suo appartamento non gli da un attimo di tregua. Iniziano quindi a farsi spazio nella sua mente strani pensieri e spesso perde il controllo in preda ai morsi della fame. Finisce quindi in una lunga spirale di delirio che lo porta a mentire a tutti quelli che incontra ma sopratutto... a se stesso.
Mie considerazioni:
libro che descrive bene l'apatia che attanaglia una persona quando sembra che tutto (gli) vada male. Il protagonista cerca di trovare un lavoro in qualsiasi campo ma sembra arrivare sempre troppo tardi alla sua occasione. Con solo qualche foglio sgualcito in tasca e un mozzicone di matita, si aggira per la città in cerca dell'ispirazione che sia per lui una svolta ma si ritrova in un vortice di perdizione in cui piano piano perde il contatto con la realtà. Il protagonista, che rimane senza nome per tutto il libro, è una persona alla deriva che mette alla prova la pazienza del lettore. A volte fa pena mentre altre scatena una forte irritazione. Nonostante sia un romanzo di breve lunghezza non è scorrevole e sembra impantanarsi nella descrizione del delirio del protagonista. Rimane comunque un testo ben scritto e incredibilmente realistico nel rendere i sintomi di una persona affamata e "persa". Il finale è forse troppo poco accennato per soddisfare appieno (e sicuramente non originale perché durante la lettura avevo pensato alla stessa idea di conclusione).
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