Ciao a tutti,
come forse avrete capito ho
ripreso a giocare a pallavolo. Dopo oltre 2 anni. Le sensazioni sono strane e il mio animo è ancora dibattuto su troppe cose per dirvi come mi sento adesso.
Così oggi vorrei parlare con voi di una cosa che mi sta a cuore: le persone
dietro le quinte degli sport. Ovvero quelle persone che si vedono meno ma che
sono fondamentali per chi fa sport. Quando ti alleni incontri compagni,
avversari, dirigenti, presidenti, genitori. E poi ci sono loro: i
custodi delle
palestre. A volte li vedi raramente. Arrivano presto ad aprire la palestra e
spesso tornano solo per chiuderla mentre tu sei sotto la doccia. Eppure ricordo ogni faccia dei custodi delle palestre della mia vita. Perché tutti
sono stati come dei nonni affettuosi di centinaia di nipoti, come spesso capita,
ingrati.
Ricordo ogni custode che si è
sorbito ogni mio allenamento e/o partita da quando avevo 14 anni. Li ricordo
accanto alla porta, quasi sempre sorridenti. Felici di stare tra giovani, tra
persone spensierate che (spesso) si divertivano.
Anche quest’anno c’è un custode
della mia palestra. Si chiama Nino e non lo vedo spesso poiché ci alleniamo
poco in quel campo. Nino viene sempre molto tempo prima dell’inizio del nostro
allenamento per parlare con qualcuna di noi. Lo vedi che ha voglia di parlare, che ti
aspetta perché gli fa piacere vederti. Di quante persone potreste dire la
stessa cosa? Nino è sempre puntuale con qualsiasi tempo e nonostante l’età. E soprattutto
Nino è lì anche se da poco è rimasto vedovo. Un uomo distrutto. Un signore che ha aperto il suo cuore ad alcune di noi in piedi di fronte al muro di una palestra ricoperta di scritte. Mi
ha raccontato di quanto soffra, di quanto gli manchi la moglie e una volta
asciugate le lacrime è riuscito a farmi di nuovo un sorriso. E’ anche venuto a
vederci giocare in un’altra palestra. Ha aspettato la fine ed è corso ad
abbracciarmi dicendomi: “ma sei anche brava eh? Non lo sapevo, complimenti!”. Quella sera
Nino non era semplicemente il nostro custode, era il nostro Amico, un Amico
vero mica come quelli che piuttosto di venire a vedere una
nostra partita si inventano il furto del’auto, la comparsa fulminea di un eritema
invernale, lo smarrimento delle chiavi insomma un amico tirapacco qualsiasi.
Nino è venuto e abbiamo vinto. E lo vedevi orgoglioso lì sugli spalti vuoti. Lui, custode della palestra di una squadra, la sua squadra, vincente! Continuava a sorridere ed ero così felice! In quel momento era il nonno che
tutti dovrebbero desiderare, l’amico che vorresti abbracciare, una persona che ho
il piacere di conoscere. Un uomo che vive della nostra passione. Ecco, la passione. Tre anni fa
avevo partecipato ad un “gioco” tra blogger: scrivere un post sulla nostra
passione. C’era chi aveva scritto della passione per i nipoti, chi per l’architettura,
chi per il punto croce. Io avevo scritto della pallavolo. E pensate! Due mesi
dopo ero senza squadra. Come i due anni successivi. Ci avevo messo il cuore
scrivendo perché per me la pallavolo era una passione e poi il destino...
Questi due anni senza palestra mi
hanno vista invecchiare e apprezzare maggiormente una cosa che spesso noi
sportivi diamo per scontata o che sottovalutiamo, superficialmente: le persone appunto che ci permettono di vivere la nostra passione stando spesso dietro le "quinte". Persone come Nino o come le
mamme refertiste che ci fanno trovare la palestra calda, gli spogliatoi puliti,
la rete a posto. Perché diciamolo: quella è vera passione. Fare qualcosa per aiutare gli altri ed essere felici con loro. Penso alle mamme refertiste
che dedicano qualche loro venerdì sera a segnare i punti di ragazze che magari
non sono neanche loro figlie e che
spesso giocano anche male. Ad ogni partita le guardo e gli frego delle
caramelle e loro sono sempre carine e disponibili e non so quanti grazie si
sentono dire. Eppure sono sempre puntuali, precise, partecipi.
Come Nino. Come i miei genitori che nonostante la mia veneranda età mi
continuano a seguire nelle palestre più infide, attraversando le strade più
impervie e che hanno ancora la voglia di farmi una sorpresa, come ieri sera. Mi
avevano mentito dicendo che la palestra era troppo lontana, che il papà non
stava bene perché aveva tolto un dente e poi me li sono visti sbucare col loro
passo strano, i loro cappelli inguardabili ma soprattutto i loro sorrisi. Convincendo anche mio fratello a venire! E mi hanno resa così felice!!!
Quindi GRAZIE a tutte le persone che grazie al loro lavoro spesso nascosto hanno permesso di far giocare la
bambina che ero, la bambina che sono e... tutti i bambini delle palestre del mondo.
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