Prima di leggere questo libro sapevo solo che Agassi era stato
- un tennista appariscente che vestiva tutto colorato
- aveva avuto capigliature improponibili
- era stato con Barbra Streisand
- si era sposato con la collega Steffi Graf
Questa autobiografia mi ha fatto scoprire un Agassi diverso dal ricordo allegro che avevo: un uomo provato fisicamente ma soprattutto interiormente. Un uomo che ha avuto un'infanzia tremenda, senza giochi e spensieratezza, dominato da un padre per cui contavano solo i numeri ed il (trionfo nel) tennis.
La prima sensazione è stata quella di assistere ad un flusso di coscienza utile più come sfogo personale che desiderio di far capire ai lettori cosa avesse passato nella sua vita.
Emerge una puntigliosità che non immaginavo, un animo succube ed inerme verso il suo padre-padrone ma anche una personalità sensibile, generosa e desiderosa di amici.
Centrale quindi in Open di Andre Agassi è la figura del padre: tiranno costantemente insoddisfatto all'inseguimento della perfezione e del primato del figlio.
Agassi passa la vita a cercare di
ottenere l'approvazione, l'amore e l'affetto di un uomo purtroppo, a quanto esce dall'autobiografia, incapace di mostrare un qualche minimo sentimento.
Sicuramente Open è un racconto sincero ma ho trovato esagerata la sua lunghezza ed eccessivo il dettagliare ogni suo match importante (se pensate che ha giocato circa mille partite fate un po' voi i conti…).
Centrale quindi in Open di Andre Agassi è la figura del padre: tiranno costantemente insoddisfatto all'inseguimento della perfezione e del primato del figlio.
Agassi passa la vita a cercare di
ottenere l'approvazione, l'amore e l'affetto di un uomo purtroppo, a quanto esce dall'autobiografia, incapace di mostrare un qualche minimo sentimento.
Sicuramente Open è un racconto sincero ma ho trovato esagerata la sua lunghezza ed eccessivo il dettagliare ogni suo match importante (se pensate che ha giocato circa mille partite fate un po' voi i conti…).
Una cosa mi ha "infastidito" è stato il suo continuo ripetere di odiare il tennis.
Non sono riuscita a comprendere dalle sue parole come sia stato possibile che una persona che odiasse così tanto lo sport che praticava avesse continuato a farlo per oltre vent'anni.
Mi sono apparsi chiari i suoi sacrifici e le sue tensioni, il fatto che una volta entrato a fare parte di quell'ingranaggio abbia faticato ad uscirne (nel mio piccolo, con la mia esperienza pallavolistica, ero impegnata cinque giorni a settimana e mi sembrava normale fino a quando non ho smesso e ho avuto come un vuoto difficile da riempire e da comprendere) però ho davvero faticato a comprendere il continuo riferimento al fatto che odiasse il suo sport. Forse non mi è piaciuto il modo in cui ha scritto le cose perché mi è sembrato un (inaspettato) piangersi addosso.
Inoltre in Open Agassi ammette la sua passione per la piromania, l'aver fatto uso di droghe (per cui avrebbe dovuto essere sospeso a lungo e invece l'ha sempre fatta franca) e la sua ricerca ossessiva di persone che si prendessero cura di lui (come non aveva fatto suo padre).
Di questa autobiografia ho apprezzato solo l'ultima parte che coincide con la descrizione degli ultimi match della sua carriera quando Agassi si scopre umano come noi e capace di apprezzare il valore delle cose solo quando sta per perderle.
Di questa autobiografia ho apprezzato solo l'ultima parte che coincide con la descrizione degli ultimi match della sua carriera quando Agassi si scopre umano come noi e capace di apprezzare il valore delle cose solo quando sta per perderle.
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