2011
389 pagine
Trama:
Ibrahimovic racconta la sua vita da quando era un bambino sballottato in una famiglia arida di sentimenti, col frigo sempre vuoto e il "bisogno" del brivido (tramite piccoli furti) ai giorni attuali in cui è un campione che non dimentica: le origini, la fame e i torti subiti.
Mie
considerazioni:
premesso: non c'è un filo cronologico che tiene uniti i capitoli. Sembra un flusso di coscienza in cui un ricordo tira l'altro con una sola costante: Ibrahimovic non si nasconde dietro a niente e nessuno, non
cerca scuse e non ha paura di dire ciò che pensa; Fa tenerezza leggere le tante volte che usa la parola padre (nonostante il suo genitore non fosse quello che si potrebbe definire un modello) perché ne traspare il rispetto per un uomo che non sarà stato perfetto ma che per il famoso Zlatan era, è e rimarrà sempre un eroe.
Perché ho scelto questo libro?
Be da buona interista sono nostalgica e lui mi è sempre sembrato fortissimo, con dei colpi unici non solo per la tecnica con cui li ha compiuti (e compie) ma per il coraggio anche solo di pensarli. E se da una parte non mi piace il continuo nominare i furti compiuti (lui comunque dovrebbe essere un esempio) dall'altra mi fa tenerezza perché dentro quell'omaccione enorme, strafottente e incazzoso c'è un animo che ha sofferto. E sono sinceramente felice sia riuscito a realizzare i suoi sogni.
Ultime pagine fantastiche, il sogno di ogni bambino che vuole diventare un campione.
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