Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
senza più forza per ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricatevi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
La prima volta che ho letto queste parole era il 1998 e non avevo neanche quindici anni. Faticavo a comprendere il vissuto di Primo Levi o forse non riuscivo ad immaginare il male che milioni di persone hanno vissuto sulla loro pelle.
Il 27 di questo mese è ricorso il 70° anniversario dalla Liberazione di Auschwitz e ho ripreso in mano Se questo è un uomo; ho faticato a riaprirne le pagine. Perchè con gli anni aumenta la consapevolezza, non solo di quello che è stato ma purtroppo anche di quello che è. L'essere uomo, intendo.
Mentre si onora la memoria perchè è giusto e doveroso non dimenticare, ripenso a