giovedì 18 dicembre 2014

Alla scoperta delle bandiere: n° 3 - Alabarda Triestina by Alfonso

Il "gioco" delle bandiere è piaciuto a qualcuno. Ma sopratutto a qualcuno il cui parere tengo molto in considerazione! Questa persona si chiama Alfonso D'Agostino, collega della Titti e mia guida di riferimento in fatto di libri, eventi, curiosità e proposte.
Qui trovate i suoi riferimenti:

E dopo i post della:

quest'oggi lascio la parola a lui, triestino doc, per raccontarci la storia di una bellissima (e nostrana) bandiera: l'alabarda triestina.

Vai Alf!


Ho una spilla con il simbolo di Trieste che è sempre sulla mia giacca (persino al matrimonio); uno dei momenti più imbarazzanti è quello in cui qualcuno la guarda ed esclama: “Ma che bello, è un giglio,  giusto?”. Domanda a cui bisognerebbe rispondere con un gancio destro, ma il galateo e quel minimo di senso civico non mi consentono di trasformarmi in Cassius Clay, costringendomi semplicemente a sibilare “No, è una alabarda”. Questa mia affermazione è immediatamente seguita dalla dettagliata spiegazione della storia dell’alabarda come simbolo triestino: un fiume di parole che costringerà di sicuro il malcapitato a non confondere mai più la fiera e potente alabarda con un delicato e profumato fiore bianco.
Questa storia inizia nel terzo secolo d.C. A Trieste arriva come tribuno il romano Sergio, che entra (ovviamente gran segreto) in contatto con la locale comunità cristiana, e si converte. Una azione che non viene esattamente apprezzata dai comandanti dell’epoca, e che gli costa un trasferimento verso l’odierna Siria nei ranghi della XIII Legione Apollinare (persino il nome preannunciava sfighe in arrivo). Al momento della partenza per quello che poteva essere considerato il Vietnam dell’epoca, Sergio disse ai concittadini cristiani che, alla sua più che probabile morte, avrebbe fatto in modo di far recapitare un segno alla sua comunità d’elezione.
In effetti un paio di anni dopo, dopo essersi rifiutato di riprendere la strada del paganesimo, Sergio fu martirizzato. E nello stesso giorno
, sulla piazza principale dell’allora Tergeste piovve dal cielo un’alabarda, ancora oggi conservata fra i tesori della cattedrale di San Giusto.

Alabarda Sergio a San Giusto

Considerando che le prime alabarde sulle monete comparvero intorno al 1200, per anni si considerò l’alabarda di alta epoca medioevale, supponendo fosse arrivata a Trieste di ritorno da una Crociata. In realtà, studi compiti recentemente dai Dipartimenti di Scienze Chimiche e di Scienze Geografiche e Storiche dell’ Università di Trieste hanno dimostrato alcune cose interessanti:

  • 1.       stando alle analisi termografiche e ai raggi X, il metallo è stato prodotto intorno al 300 dopo Cristo (il martirio di San Sergio è del 313)
  •  l’alabarda è fatta in una lega particolare che non si ossida: risulta infatti fatta di ferro ma non presenta traccia di ruggine, nonostante la datazione antica del reperto
  • è storicamente accertato che si tentò più volte di rivestirla d’oro, ma il materiale di cui è composta non lo consente, “rimbalzando” la lega aurea.
Sono certo che tutto questo vi avrà colpito infinitamente. In ogni caso, vi invito a saltare in macchina o in treno e a visitare la mia splendida città: noterete che come in pochissimi altri posti del mondo il simbolo cittadino è oggetto di una sorta di venerazione, orgogliosamente esposto praticamente ovunque e utilizzatissimo in ogni contesto. Qualche esempio:




Un’ultima annotazione: se chiedete a un triestino perché l’alabarda sia il simbolo della città, vi risponderà “Perché noi triestini ne facciamo una dritta e due storte”. Adoro l’autoironia dei miei concittadini!

Grazie Alfonso: non solo non conoscevo la storia dell'alabarda triestina ma forse l'avrei distrattamente scambiata anche io per un giglio. Fortunatamente ho scampato il gancio destro però ti dirò: mi sarebbe piaciuto il tuo cazziatone storico dal vivo :-)

Grazie del contributo!

Nessun commento:

Posta un commento