Quando una canzone diventa di fatto un capolavoro?
Cosa la rende un successo che supera estati, compilation e intere decadi?
Bisognerebbe chiederlo al signor qualunque Max Pezzali che senza avere un aspetto acchiappa-ragazzine e senza sputare parolacce ogni due parole ha collezionato una serie di successi diventati dei veri e propri evergreen.
Quest'anno è uscito un suo album in cui ha rifatto alcuni suoi successi in collaborazione con artisti contemporanei che sono riusciti ad arrichire brani, senza trasformarli troppo, già entrati di diritto nella storia della musica italiana. Qualcuno potrebbe storcere il naso leggendo la parola Storia, eppure penso che una canzone per rimanere nella memoria non debba necessariamente parlare di politica, di temi sociali nè debba essere una poesia. Penso che a volte basti l'essere un racconto il più vicino possibile all'esperienza umana.
La canzone di cui vi parlo oggi è stata pubblicata nel 1992. Avevo 9 anni, ero una bambina che la cantava a memoria senza capire troppo le parole e perdendosi sopratutto nel pezzo di sax (adoro). L'ho apprezzata ogni volta di più man mano che...sono cresciuta.
Quante volte vi è capitata una situazione alla Max Pezzali? Per intenderci una di quelle situazioni un pò sfigate descritte in una canzone che...è capitato di vivere anche a voi?
In giro di notte con gli amici dopo una serata in discoteca, quando non si è ancora così addormentati ne vogliosi di andare a casa e la città sembra strana coi suoi colori al neon, le insegne che lampeggiano e la lancetta della benzina dell'auto che va sempre più giù...
Il giro in macchina con gli amici di notte era una delle cose più emozionanti e avventurose che potevamo fare. Noi ragazzini che volevamo fare i grandi e "solo i grandi possono stare in giro di notte". Noi che avevamo gli amici con cui parlare, che uscivamo dalle discoteche prima del "coprifuoco" dei genitori per ascoltare la musica in auto, fumarci una sigaretta e