Qualche giorno fa sono passata a salutare un amico, proprietario di un bar. Erano quasi due anni che non ci vedevamo eppure lui mi è sembrato lo stesso, il locale anche: pieno di persone di tutte le età, i mobili vecchi e…le fotografie dietro la vetrinetta. Solo che rivedere quelle foto, a distanza di pochi anni, mi ha fatto venire una malinconia tremenda.
Perché?
Perché in quelle due foto, ingrandite in modo da riconoscere le facce anche a qualche metro di distanza, è cristallizzato un momento che sembra avere dell’incredibile. Ci sono io insieme a circa 15 persone che fanno quasi tutte parte del mio passato, di un capitolo chiuso – a volte consapevolmente ed altre meno.
Eravamo lì a festeggiare un compleanno plurimo, una serie di compleanni a cavallo di Aprile 2009.
Volti sorridenti, vestiti ormai passati di moda, gente con figli che ora vanno a scuola. La posizione di ognuno riflette bene anche il suo “ruolo” in quel gruppo: quello più vecchio nell’angolo in disparte, la più giovane slanciata in orizzontale, mani appoggiate su spalle in fare protettivo, mani in aria modello esultanza. Davanti qualche bicchiere mezzo pieno della famosa spuma, qualche carta in cui erano stati avvolti i tostoni ma soprattutto un clima di serenità ed unione quasi tangibile.
Dove sono finite quelle persone lì?
Era una compagnia legata dalla pallavolo: qualche compagna, qualche amico di una, il fidanzato dell’altra, l’amico del fidanzato dell’altra.
Ogni tanto mi chiedo come sia possibile che quell’intesa non sia bastata a far durare quelle amicizie. Forse la distanza, i rispettivi impegni della vita hanno portato alla luce la fragilità di molti di quei legami. Cose normali della vita.
Eppure mi è venuta una ventata di nostalgia davanti a quel vetro sottile, a quella foto imbarcata sul cartoncino bianco, i colori che già stavano sbiadendo, le facce che erano già un ricordo.
Capita mai anche a voi di fissare – in qualche modo increduli – una foto di qualche anno fa in cui è cambiato così tanto?
Forse la cosa che mi stupisce di più è che sono cambiata io?
Quando guardo qualche foto vecchia mi stupisco sempre di come fossero più spensierati i miei occhi. Ma magari è solo una mia percezione. Sicuramente il tempo si “legge”, si notano i lineamenti cambiare leggermente, le rughe che non c’erano, il taglio di capelli che ci aveva fatto dannare.
Ma più di tutte le cose fisiche, forse la cosa che mi spiace di più è che quelle serate non ci sono più.
Quelle “riunioni” spontanee dopo allenamento che duravano ore dentro e fuori il locale. Quel gruppo in cui c’erano tutti, ma proprio tutti: gli spilorci, gli esibizionisti, gli infantili, i vecchi dentro, gli innamorati, i fortunati…e dove tutti in fondo si volevano un po’ di bene.
Mi piace pensare ad un mondo come sliding doors dove quel gruppo esiste ancora, in un’altra dimensione: esce e rientra da quella porta di un baretto di paese per ri-incontrarsi e ridere ancora insieme davanti ad un pacchetto di patatine.