giovedì 28 febbraio 2013

Tropico del Capricorno di Henry Miller

del 1939

immagine presa dal sito www.nauticoartiglio.lu.it
293 pagine

Premessa:
L'altro suo libro, Tropico del Cancro, non mi era piaciuto per niente. Però insieme, avevo comprato quest'altro titolo e non mi garbava l'idea di lasciarlo chiuso (e sconosciuto) nella mia libreria. Così gli ho dato fiducia e...sicuramente mi è piaciuto più dell'altro. Trovo comunque sia un libro difficile e poco scorrevole, una sorta di "flusso di coscienza" che a volte stordisce ed irrita ma capace anche di esprimere sentimenti comuni. Non è un libro per sognare o per rilassarsi ma forse è utile per capire che l'esistenza umana è fatta di situazioni ed emozioni lontane dagli ideali di Pace Bene e Libertà e più vicini a Passioni, a Sofferenze e Brutture. Umane e comuni più di quello che si pensa e si ammetta.

Consigliato:
agli amanti di Henry Miller e a chi è piaciuto il "Tropico del Cancro", a chi ha taaanto tempo libero e si dedica alla lettura in momenti in cui niente e nessuno lo disturba. E anche consigliato a chi ce l'ha un pò su con il mondo.

Trama:
Henry Miller in America, sposato e con figlia, che scrocca decini per prendere i mezzi, che fa sesso con una donna dopo l'altra e che fa il lavoro di fattorino dell'ufficio del personale a contatto con l'umanità più disparata.

Mie considerazioni:
Le prime pagine sono state una vera sorpresa, mi sembrava
un autore diverso dal libro che avevo letto precedentemente. Poi, mano mano che il ritmo della narrazione cresce, tra racconti del suo presente inframezzati da sconclusionati flash back che riportano in vita qualche sua fidanzata morta o qualche episodio dell'infanzia, si fa più difficile da seguire e a volte addirittura da capire.
Ogni tanto in metropolitana speravo che i miei vicini non spiassero (come fanno sempre i vicini di posto) per vedere cosa stavo leggendo perchè era tutto un trombare, un elogio del pene e della fi*a declinati nei loro mille nomi e aggettivi.
Verso metà del libro inizia un insieme di idee che procedono per associazione che durano per decine di pagine e di cui non è ben chiaro (logicamente a me) il senso e lo scopo.

Citazioni:
  • Nulla sarebbe cambiato - ne ero convinto - se non per un mutamento del cuore, e chi può cambiare il cuore degli uomini?

  • C'è una sola grande avventura ed è al didentro, verso l'io, e per questo contano né il tempo, né lo spazio, e nemmeno i fatti.

  • Trovai che quanto avevo desiderato, tutta la mia vita, non era vivere ma esprimermi.

  • Sullo Scrivere: "Dovevo imparare, e feci presto, che bisogna rinunciare a tutto e non far altro che scrivere, che bisogna scrivere, scrivere e scrivere, anche se tutti al mondo ti sconsigliano, anche se nessuno ti crede. Forse si fa proprio perchè nessuno ci crede. Forse il vero segreto sta nel fare credere il prossimo".

  • Il non appartenere a qualcosa di durevole è la somma delle angosce.

  • Si trattasse solo di reggere ai castighi, uno continuerebbe a credere fino alla fine; ma le vie del mondo son più insidiose. Invece di castigarti ti minano, ti scavano, ti levano il terreno da sotto i piedi.

  • La più gran gioia, rara, era camminar per strada da solo...camminar per strada di notte quando fuori non c'era nessuno e riflettere sul silenzio circostante.

  • Per darci ogni giorno la grossa fetta di pane i genitori dovevano pagare un grosso scotto. Lo scotto peggiore era che essi si straniavano a noi. Infatti, ad ogni fetta di pane, non solo noi diventavamo loro estranei, ma sempre più superiori ad essi.

  • Dal momento in cui ti mettono a scuola sei perduto; hai la sensazione della briglia al collo. Sparisce il gusto dal pane, sparisce dalla vita. Importa più procurarsi il pane che mangiarlo. Ogni cosa è calcolata, ogni cosa ha su di sé un prezzo.

  • Ciascuno era circondato da un'aura distintiva (nell'infanzia n.d.r.), da una ben definita identità che s'era serbata intatta. Con l'ingresso nella vita questi tratti distintivi caddero e tutti diventammo più o meno simili e, naturalmente, quanto mai dissimili dal nostro io.

  • Le meraviglie e i misteri della vita, che ci vengono soffocati appena diveniamo membri responsabili della società.

  • Confusione è parola inventata per indicare un ordine che non si capisce.

  • Dev'esserci un posto, forse nelle isole della Grecia, dove si arriva alla fine del mondo noto e sei completamente solo eppure non ne hai paura ma anzi te ne rallegri, perchè in questo luogo di abbandono senti il vecchio mondo ancestrale che è eternamente giovane e nuovo e fecondo.

  • Ci sono casi in cui bisogna romperla coi propri amici per comprendere il significato dell'amicizia.

  • Il disorientamento e il riorientamento che viene grazie all'iniziazione al mistero è la più meravigliosa esperienza possibile.

  • La più meravigliosa occasione che la vita offre è d'esser umano. Comprende tutto l'universo. Comprende la conoscenza della morte, che non tocca nemmeno a Dio.

  •  Che me ne importa del costo delle cose? Sono qui per vivere, non per contare.


  • Ero così lucido che mi dicevano matto.


  • La musica è l'apriscatole dell'anima.


  • Capisco piano piano che persona tremendamente civile sono io - il bisogno che ho di gente, di conversazione, di libri, di teatro, di musica, di caffè, di bere, e così via. Terribile essere vicile, perchè quando arrivi alla fine del mondo non hai nulla per sopportare il terrore della solitudine. Essere civile significa avere bisogni complessi. E un uomo, quando è cresciuto, non dovrebbe avere bisogno di nulla.


  • La musica è suono senza rumore fatto dal nuotatore dell'oceano della coscienza.


  • Lasciami credere, per un giorno, mentre riposo all'aperto, che il sole porta buone notizie.



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