Trionfatore d'ogni tenzone,
di Palestina tornò il campione;
sopra la spalla la croce avea
ròsa dai venti della Giudea.
Ogni rottura della sua maglia
era il ricordo di una battaglia.
E a lei, che amava come nessuna,
così cantava dell'ora bruna:
"Salve, bellissima! Vieni a guardare
chio è giunto appena dall'Oltremare;
non ha ricchezze nè se ne cura,
salvo il cavallo e l'armatura,
lo spron, che stimola lungo la strada,
la lunga lancia, la buona spada;
non ha nient'altro, salvo il tuo viso
e la speranza
di un tuo sorriso".
"Salve, bellissima, che hai ispirato
tutte le gesta del tuo crociato;
non sarai ignota dovunque sia
fior di valore, di cortesia;
diranno araldi e menestrelli:
"Olà, guardate quegli occhi belli:
per quella vaga, dolce persona,
fu vinto il campo presso Ascalona!".
"Da lei fu armato quel braccio ardito
che a più di cento tolse il marito
quando, a Maometto credendo invano, privo di forze cadde il Soldano.
Vedi quei ricci biondi, raggianti
sopra la neve dei suoi sembianti?
Per amor loro versò in Sòria
fiumi di sangue la Paganìa".
"Salve, bellissima! Fui tarscurato;
ogni mio merito a te fu dato;
aprimi dunque la tua dimora,
cade la notte, già tarda è l'ora.
Di Terra Santa uso all'ardore,
quest'aria nordica mi gela il cuore;
più del pudore valga l'affetto,
e grata vieni, Tecla, al mio petto".
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