sottotitolo: Il sesso forzato come strategia del nazismo
Voto 6
205 pagine
Consigliato alle persone interessate al periodo della Seconda Guerra Mondiale, ai "curiosi" delle infinite possibilità di turbe della mente umana
Non è una storia vera ma la scrittrice Helga Schneider si è ampiamente documentata su quella che fu una realtà nei campi di concentramento nazisti: la creazione di bordelli al loro interno.
La trama segue l'incontro tra una famosa scrittrice ed una "fan" sopravvissuta non solo ad un campo di concentramento ma...al campo di Buchenwald, appunto uno dei pochi in cui delle donne prigioniere oltre che obbligate ai lavori forzati furono obbligate a darsi agli internati (e a molte SS). L'anziana donna sceglie l'affermata scrittrice per
dare voce ad una realtà spesso nascosta di questa guerra: l'obbligo alla prostituzione che il regime disapprovava ma che all'interno dei campi prosperava.
L'argomento trattato è pesante: continue violenze fisiche, psichiche e sessuali sui deportati.
In sè il libro non è nulla di memorabile. Le parti poi che non trattano dell'argomento sembrano infilate a caso (vedi l'amico della protagonista che rivela una passione omosessuale ininfluente nella storia) però...però è importante il messaggio.
L'anziana donna intervistata dalla scrittrice ha taciuto una vita sulle pene sofferte nel campo poi un giorno ha sentito il forte bisogno che il suo racconto venisse reso pubblico per far si che non si dimentichi nulla di ciò che è stato. Perchè una persona che era stata deportata, se anche sopravviveva all'internamento, non poteva comunque considerarsi salvata.
Un destino tremendo per milioni di persone diversissime accumunate dal triste fatto di essere vittime comuni di un razzismo che non ha mai una sola faccia (vedi odio contro gli ebrei, contro gli omosessuali, contro i dissidenti politici...). Un messaggio che non si deve dimenticare mai.
Libro, a parer mio, interessante dal punto di vista dell'argomento. Il tema dei bordelli nei campi di concentramento è stato infatti tenuto nascosto per molti anni.
RispondiEliminaAnche in questo libro viene evidenziato il modo macabro e atroce in cui erano costretti a vivere i deportati nei campi.
In questo specifico caso si racconta la storia di questa ragazza (racconatta dalla stessa ormai anziana) che per la speranza di poter "vivere" meglio la sua condizione di prigioniera accetta di fare la prostituta. A parte la vita che è costretta a fare durante il periodo di prigionia, fatta di umiliazioni/violenze varie fisiche e mentali, si coglie anche quello che è stata la vita dopo la liberazione; una vita fatta di incubi diurni e notturni (questa cosa è ricorrente in tutte le testimonianze dei sopravvissuti) - problemi a socializzare - alcolismo e dipendenza dalle sigarette (che erano l'unico modo che aveva la gente per non pensare a quello che gli stava accadendo). La definirei una seconda vita vissuta a dimenticare la prima: troppo spesso però senza successo.
Il libro non mi è piaciuto com'è stato impostato nel senso che la storia viene raccontata come se fosse un'intervista e troppo spesso l'autrice mette dei dialoghi tra Sveva (la scrittrice) e Herta (la protagonista) nei quali Sveva tende a scusarsi con Herta per farle rivivere mentalmente quelle tremende esperienze.
La domanda che mi sono posta alla fine di questo libro è stata (forse anche suggerita dalla stessa protagonista che spesso se la pone) - Io come avrei reagito di fronte alla possibilità di sopravvivenza anche se questo voleva dire vendersi a quei "bast**i"? - Beh probabilmente, anche se a volte non c'era neanche la possibilità di scegliere, quella era davvero una delle poche possibilità di sopravvivere al freddo, alla fame etc.
Per quanto la parte dell'amico omosessuale, che anche a me è parsa inizialmente essere stata messa li a caso, credo che sia stata inserita perchè nel libro spesso vengono citate le pene che venivano inflitte a loro (vedi la storia definita "compito" di quel dottore che chimicamente e con operazioni pensava di aver trovato la soluzione a questa considerata una malattia) e forse vuole sfatare un po' questo tabù, inserendo appunto la storia del suo amico Marco sposato con figli che si accorge di essersi innamorato di un uomo.
Forse avrebbe dovuto scrivere un libro a parte per questo argomento perchè in effetti sembra sempre un po' messo li a caso.
Nel globale non posso andare oltre il 6 1/2 perchè nonostante il tema sia di mio interesse non è approfondito bene e, come ho detto prima, non mi ha entusiasmato il metodo di scrittura.